«A un certo punto ho preferito vivere» , dice Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti. In libreria col nuovo graphic novel, " Anestesia", terzo capitolo della trilogia autobiografica cominciata con " Romanzo esplicito" e proseguita con "P, la mia adolescenza trans". Stavolta però, più delle altre, si mette a nudo. Con la storia più dolorosa. Narrata ancora con il suo tratto sghembo, immerso nel blu: «Il blu del mantello delle madonne medievali», spiega.
Non è solo il racconto della sua transizione da uomo a donna, ma la rottura di un tabù. Che non riguarda il cambio di sesso, piuttosto di cosa succede quando qualcosa va storto. «Diventa uno stigma, svelare che sei stata operata male, che non sei perfetta. E siccome il desiderio delle persone trans è quello di inserirsi, cancelliamo questa parte della nostra vita, la teniamo per noi. Invece succede spesso».
Catanese, 29 anni, Josephine cinque anni fa ha scelto di vivere a Bologna e anche questo fa parte del nuovo libro. « Ho scelto Bologna perché era l’unica città che avesse un corso biennale di fumetto, io ero già diplomata all’Accademia di Belle Arti, però all’inizio mi sono iscritta a Ingegneria, poi ho capito che non faceva per me. Vengo da un luogo, la Sicilia, dove ancora le donne per andarsene di casa hanno bisogno di un pretesto. Almeno non è più solo sposarsi, il mio progetto era di studio».
Prima però decide che è giunto il momento di sottoporsi agli interventi chirurgici. « È molto bello perché sono interventi a carico del Servizio sanitario pubblico, però è necessario il parere del giudice, passare dal Tribunale. E mostrarti femmina nel senso più tradizionale possibile, il che fa un po’ ridere». Comunque esame passato, per il giudice Jospehine Yole può diventare sé stessa: intervento di mastoplastica additiva e dopo due mesi la vagina. « Solo che in quella struttura, che per fortuna oggi non effettua più questo tipo di interventi, hanno fatto un disastro, tra cicatrici e forma. La pipì finiva sulla gamba sinistra. La gamba destra, dopo dodici ore di intervento, si è atrofizzata e ancora fa male. Tutti rischi di cui ero consapevole, però pensi che a te non capiteranno. E invece sì».
Un mese e mezzo di ospedale, sola, sotto lo sguardo scettico di gran parte del personale sanitario, passato a realizzare acquerelli. « Animali soprattutto, il dolore non mi faceva dormire, nonostante i sonniferi e gli antidolorifici, dovevo concentrarmi su altro. Da piccola avevo disegnato degli animali alla materna, ma la maestra mi disse che erano brutti. Ci rimasi malissimo, forse per quello disegnavo animali. Ho lottato tutta la vita con il concetto di bellezza: non c’è un canone e la diversità è una ricchezza». "Anestesia" è anche il racconto della fine del suo unico grande amore, un ragazzo che un po’ l’aiuta un po’ la tradisce. «Siamo in buoni rapporti, narrativamente mi interessava dar voce a questo amore che è rimasto l’unico».
Sotto le Torri, Signorelli arriva con una borsa di studio. «Solo che la perdo, un po’ per il cambio sesso, un po’ perché ero già in possesso del diploma all’Accademia » . Per mantenersi lavora in un night di Forlì. «Qui temevo di essere riconosciuta, eppure non facevo niente di male, dovevo solo intrattenere i clienti. È anche per combattere questi pregiudizi che scrivo della mia vita. Le donne, tutte, sono spesso bloccate dalla vergogna. Quando sono arrivata a Bologna nascondevo di essere trans. Ma finisce per bloccarti, per impedirti di vivere. Oggi so che non mi devo più nascondere».
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