Quando nel giro di quarantotto ore due diversi sciami di api, spostandosi per Milano, hanno deciso di fermarsi tra gli arbusti di via Esterle, gli ortisti lo hanno preso come un segno: "Ci hanno scelto, vuol dire che il nostro è un posto bello e buono, quello giusto dove stare".
Orti di via Padova a corto di fondi e visitatori: "Coltiviamo la terra per amicizia e passione"
di LUCA DE VITO
Agli orti di via Padova, spazio iconico della periferia nord milanese e uno dei luoghi da salvare scelti dai nostri lettori nell'ambito dell'iniziativa Ritorno al Futuro, il lockdown e la seconda ondata sembravano destinati a spazzare via un'esperienza di quartiere nata dal basso che si reggeva sulle proprie gambe: il giardino condiviso, cresciuto sulle ceneri di una discarica, era infatti abituato a vivere di eventi legati all'ambiente e al verde e di donazioni, oltre che del lavoro dei volontari. "La socialità era il senso di ogni cosa", racconta Franco Beccari, uno dei fondatori degli orti e socio di Legambiente. Riaperture a singhiozzo, incontri distanziati, mascherine e l'azzeramento di tutto ciò che potesse causare assembramenti sembravano l'inizio della fine.
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Tanti lettori avevano scritto per segnalarci il bisogno di aiuto per gli Orti e a giugno siamo andati a trovarli per raccontare quel periodo difficile. In quei mesi è scattato qualcosa negli abitanti della zona. Si sono avvicinati in tanti, portando lavoro e aiuto per mantenere in piedi quel piccolo miracolo nato nel cemento. "Sono arrivate molte persone nuove che avevano voglia di stare all'aperto per ricominciare ad avere un rapporto con la natura – racconta oggi Beccari – non potendo fare eventi ci siamo concentrati molto sulle coltivazioni: pomodori, melanzane, e tutte le bellezze estive che riusciamo a coltivare. Tantissima gente è venuta a prendere gli ortaggi e ci ha lasciato una donazione. Ci ha fatto piacere, ma la cosa più bella è stata sentire l'abbraccio del quartiere, persone che vivono vicino a noi e che hanno sentito il bisogno di unirsi lavorando e raccogliendo. Questo ci ha dato la forza di andare avanti". Poi sono arrivate le api. "Due sciami che abbiamo aiutato a entrare in un'arnia e che ora hanno prodotto il miele, con la nostra etichetta 'Miele Milano'", con l'aiuto dell'apicoltore Mauro Veca. Tanti barattoli che si possono ritirare, ogni giorno dalle 9 alle 12 davanti all'ingresso degli orti lasciando una piccola donazione. "Un modo per sostenerci fino alla primavera – aggiunge Beccari – quando speriamo di essere usciti dal tunnel e di poterci tornare a incontrare in libertà, agli orti".
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