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C’è sempre meno ossigeno nei laghi, così contribuiranno al riscaldamento globale

Inquinamento, consumo del suolo, cambiamenti climatici. Fenomeni legati all’attività umana, che modificano gli ecosistemi lacustri diminuendo la presenza di ossigeno negli strati di acqua più profondi. E che in questo modo non incidono solamente sulla salute dei laghi e dei loro abitanti, animali o vegetali che siano, ma scatenano un circolo vizioso che si ripercuote anche su quella dell’intero pianeta: i laghi si trasformano infatti in grandi produttori di metano, un gas serra che una volta immesso in atmosfera contribuisce ad alimentare il riscaldamento globale. A dimostrarlo è uno studio della Virginia Tech, appena pubblicato sulla rivista Limnology and Oceanography Letters.

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Come nasce la ricerca? È presto detto: laghi e bacini idrici di varia natura rappresentano un importante fonte naturale di metano e anidride carbonica. Secondo uno studio del 2016 ogni anno emettono infatti gas serra equivalenti a quasi un petagrammo di anidride carbonica, ovvero circa un miliardo di tonnellate, quantità non indifferente se consideriamo che le emissioni legate all’attività umana raggiungono (il record è dello scorso anno) circa 36 miliardi di tonnellate annuali.

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A fronte di un contributo naturale così consistente, si conosce invece ancora pochissimo sull’influenza che hanno inquinamento e altre interferenze umane sulle emissioni dei bacini idrici, e come queste potrebbero evolvere in futuro. È per questo che i ricercatori della Virginia Tech hanno deciso di realizzare un esperimento, sfruttando due laghi artificiali nei pressi della cittadina di Roanoke che per puro caso presentavano un’infrastruttura perfetta per l’occasione: un sistema di ossigenazione che permette di pompare ossigeno nelle acque profonde dei due bacini. Utilizzando un terzo laghetto poco distante come controllo, i ricercatori hanno quindi potuto studiare per tre anni le variazioni nella produzione di metano e CO2 indotte dalla maggiore o minore presenza di ossigeno. Ottenendo risultati che suonano come un campanello d’allarme.

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“Abbiamo scoperto che la presenza di livelli molto bassi di ossigeno nelle acque aumenta la concentrazione di metano tra le 15 e le 800 volte nell’intero ecosistema”, spiega Alexandria Hounshell, ricercatrice della Virginia Tech che ha collaborato allo studio. “Il nostro studio dimostra che la scomparsa dell’ossigeno dai fondali di laghi e bacini idrici è destinata probabilmente a incrementare il loro contributo al fenomeno del riscaldamento globale di un intero ordine di grandezza”.

Qual è la morale che si può trarre dalla ricerca? Meno inquineremo laghi e bacini d’acqua dolce in futuro, minore sarà il loro impatto sul clima della Terra. A ridurre i livelli di ossigeno sui fondali sono infatti principalmente fenomeno come l’eutrofizzazione (la crescita incontrollata di alghe causata dall’immissione nelle acque di elementi inquinanti), il consumo del suolo e l’aumento delle temperature medie. Conseguenze dell’inquinamento e della cementificazione, che – spiegano i ricercatori – possiamo aiutare a contrastare anche con piccoli gesti quotidiani. L’eutrofizzazione ad esempio è causata principalmente dall’afflusso di fertilizzanti nelle acque provenienti dall’agricoltura e dai giardini privati: “Non usate tonnellate di fertilizzante nel vostro giardino, siate strategici nel suo utilizzo – suggerisce Hounshell – e aiuterete a mantenere sani i laghi e con loro il Pianeta”.

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