MILANO – Amarone, Barolo, Chianti: i vini pregiati italiani, i superdoc della produzione italiana, si fanno finanza. Diventano un pegno per garantire i prestiti dei coltivatori per nuovi investimenti. Non è una novità per la filiera del made in Italy alimentare, ma lo è lo sbarco di un pezzo da novanta del sistema bancario domestico in un settore di primo piano come quello enologico.
Già da un decennio nei caveau delle banche sono entrate (in senso figurato) le forme del Parmigiano reggiano. I palati degli operatori degli istituti finanziari si sono anche abituati al sapore dolce-salato del prosciutto crudo, altro alimento principe della tavola tricolore. Non sono mancati esempi innovativi e di lunga gittata, come per la grappa veneta di Castagner che ha ottenuto un prestito dando in garanzia le proprie botti di rovere, destinate a un invecchiamento che può arrivare al ventennio.
Il decreto Cura Italia ha rimesso sotto i riflettori il "pegno rotativo sui prodotti agricoli e alimentari a Denominazione di origine protetta (Dop) o a Indicazione geografica protetta (Igp)". Misura rodata, come visto, nel lattiero-caseario e nei prosciutti di qualità, che dopo il decreto ministeriale di fine luglio si è allargata ad altre categorie di alimenti, come olio e vino. Proprio sulla scorta di questa previsione si è mossa Intesa Sanpaolo, alla cui finanza guarda il 16% del settore agroalimentare italiano, lanciando un progetto "su scala nazionale da declinare nei singoli territori" per il settore vitivinicolo. In pratica, prestiti garantiti dalle cantine dei produttori.
Produttori che hanno subito un forte choc con il Covid, in particolare quelli esposti verso il mondo della ristorazione che è stato maggiormente colpito dalle chiusure. L'e-commerce è sì stato una importante valvola di sfogo, ma insufficiente a compensare le altre perdite. Il 2020 è partito molto favorevolmente – ricorda la Direzione studi e ricerche della Ca' de Sass – ma già nel mese di marzo c’è stato un crollo del mercato interno che ha toccato il minimo in aprile (-40,3% rispetto ad aprile 2019 per l’aggregato più ampio delle bevande). Le esportazioni di vino invece hanno tenuto fino a marzo, ma da aprile sono scivolate anch’esse in territorio negativo chiudendo il semestre a -3,4%.
Con il "pegno rotativo", Intesa valuterà le scorte di vino da affinamento e ne quantificherà il valore economico in modo da 'convertirle' in garanzie utili per ottenere nuove linee di credito. "Le aziende possono così smobilizzare il prezioso patrimonio custodito in cantina, che diventerà commercializzabile solo a distanza di anni", spiega la banca. Il pegno è "rotativo" perché l'azienda produttrice può sostituire le merci sottoposte al pegno con altre, senza la necessità di rinegoziare le condizioni del prestito. In sostanza, se un produttore ha diecimila bottiglie in cantina, può metterne mille in pegno e procedere via via alla commercializzazione di lotti successivi (garantendo che resti la giacenza concordata) ed estinguendo il prestito una volta venduto tutto lo stock.
Intesa ha coinvolto nel progetto Federdoc, la confederazione nazionale dei consorzi volontari per la tutela delle denominazioni dei vini italiani, e Valoritalia, società leader nelle attività di controllo sui vini DOCG, DOC e IGT e organismo di controllo sul vino biologico e sull'agricoltura biologica. "Le aziende produttrici delle DOC e DOCG – Barolo, Barbaresco, Franciacorta, Amarone di Valpolicella, Brunello di Montalcino, Bolgheri, Chianti Classico e Nobile di Montepulciano – potranno accedere a questa iniziativa attraverso la certificazione rilasciata da Valoritalia. Anche i consorzi di tutela delle altre numerose denominazioni presenti sul territorio nazionale ed i relativi organismi di controllo potranno essere interessati dal progetto", aggiunge Intesa specificando che le porte del progetto sono aperte a tutte le 400 doc e docg.
Anche il Monte dei Paschi si era mosso nelle scorse settimane, sul territorio di riferimento, con una intesa con il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, proprio in scia alle previsioni del Cura Italia che offrono ai produttori la possibilità di sostituire le merci sottoposte al pegno con altre, senza dover rinegoziare il prestito di volta in volta ma basandosi sul certificato di qualità delle proprie bottiglie.
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