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Tetto agli ingaggi in Cina. Così svanisce il sogno di Xi

Cosa sarà del calcio cinese? Il sogno del presidente Xi Jinping di vedere un giorno la Cina campione del Mondo, rischia d’infrangersi sulla crisi economica figlia del coronavirus: un nuovo salary cap rischia di trasformare la China Super League in un torneo di soli calciatori cinesi, senza più lo straccio di una stellina da mostrare.

Un miliardo e mezzo speso in 5 anni

Il volano della crescita del calcio cinese, da anni, erano gli investimenti nei campioni esteri: grandi nomi convinti a suon di quattrini ad abbandonare il calcio europeo per colonizzare il modesto campionato cinese. Un miliardo e mezzo speso sul mercato calciatori in 5 anni, anche di più in stipendi. Troppo. Così dal 2018 sono partite le restrizioni, che avevano l’obiettivo non di azzerare l’arrivo di campioni dall’estero ma di alzarne la qualità, ossia prenderli solo se irrinunciabili. La prima, una tassa del 100% sul costo di acquisto del cartellino. Così, se la Roma incassava 16 milioni dalla cessione di el Shaarawy, chi lo comprava ne spendeva 32. A cui poi si è aggiunta la restrizione sul numero di giocatori utilizzabili: solo 3 (più uno a partita in corso, a patto che sostituisse uno dei 3).

Come Lapadula o Soriano

Da gennaio qualcosa però è cambiato. Primo è stato introdotto un salary cap per i campioni stranieri, che non potevano più guadagnare oltre i 3 milioni netti. Cifra non altissima, ma comunque non banale, per il calcio in crisi. Due giorni fa una nuova stretta: tetto salariale dimezzato o quasi, visto che ora il limite è di 3 milioni, sì, ma al lordo delle tasse. Vuol dire, con una tassazione al 45% del reddito sopra gli 80 mila euro, circa 1,65 milioni netti. Per dare un parametro, è quanto guadagnano Lapadula al Benevento o Soriano al Bologna. Non certo stipendi che invoglino al trasloco. Ovviamente, non si potranno tagliare contratti in essere, ma sarà applicato su qualsiasi nuovo acquisto dall'estero.

L'esodo di ElSha, Eder, Pellè, Hulk, Paulinho

Certo, è infinitamente meno di quanto guadagnino i campioni che il salto lo hanno fatto. Hamsik ed El Shaarawy, d’accordo. Ma anche Eder e Pellè, Paulinho ed Arnautovic, Fellaini e Oscar, ex di United e Chelsea. Questo vuol dire che molti, soprattutto chi ha contratti in scadenza a breve, proverà la fuga, visto che nessun rinnovo potrebbe più rispettare le cifre offerte fino a oggi. Hulk e Pellè saranno liberi già a gennaio. Tra un anno scadranno i contratti di Hamsik e Fellaini, Eder potrà firmare con chiunque da giugno.

Addio al sogno di Xi

Ma la fuga dei campioni, rischia di avere anche un’altra conseguenza: incenerire l’appeal del calcio sul pubblico cinese. Già oggi, la percentuale di tesserati nel Paese non va oltre l’1% della popolazione. Nonostante l’introduzione dal 2016 dell’obbligatorietà del calcio nelle scuole, la creazione di quasi 20 mila accademie statali, la realizzazione di infrastrutture tecniche, gli accordi – ad esempio quello con l’Italia – per importare allenatori e preparatori che possano formare non solo i ragazzi delle scuole calcio cinesi, ma anche chi dovrebbe poi allenarli. Ma le giovanili continuano a produrre poco, se non nulla, come dimostrano i risultati della nazionale: ai Mondiali ha partecipato solo nel 2002, in Coppa d’Asia negli ultimi 16 anni ha ottenuto risultati deludenti, è 75esima nel ranking Fifa e nell’ultimo anno ha perso con Siria, Giappone e Corea del Sud e pareggiato con le Filippine, battendo solo Hong Kong. L’impatto degli stranieri, in un campionato in cui ne possono giocare solo 3 a partita (più uno in panchina) è imbarazzante. I 33 brasiliani, la colonia più numerosa della China Super League, hanno segnato nell’ultimo campionato 94 gol, quasi gli stessi dei 387 calciatori cinesi (101 reti).

Il governo Xi puntava forte sul calcio, arrivando a ipotizzare, in un testo programmatico di 5 anni fa, addirittura l’obiettivo di vincere il Mondiale 2050. E per questo era arrivato a imporre stage con nozioni militari agli Under 23 della nazionale. Il rischio è che, senza nemmeno più l’attrazione di vedere dal vivo, campioni stranieri – seppur un po’ appannati – sarà possibile al massimo sperare di riuscire entro il 2050 a rivedere la Cina ai Mondiali.

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