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Terapie per “curare” i gay al bando: l’appello di quasi 400 religiosi

LONDRA. Quasi 400 leader di tutte le fedi religiose sono scesi in campo per chiedere un divieto delle cosiddette “terapie per gay”, la controversa pratica di tentare di cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona, spingendo un omosessuale o un transgender a diventare eterosessuale.

L’iniziativa, sotto forma di una dichiarazione firmata da alti rappresentanti del cristianesimo, dell’islam e dell’ebraismo, verrà presentata ufficialmente stamane a Londra a una conferenza sponsorizzata dal Foreign Office, il ministero degli Esteri britannico. Tra i sostenitori del progetto, riporta la Bbc, figurano l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, il vescovo anglicano di Liverpool Paul Bayes, l’ex-rabbino capo d’Irlanda David Rosen e l’ex-presidente della repubblica irlandese Mary McAleese.

Boris Johnson ha ripetutamente promesso di mettere al bando le “terapie di conversione”, definite nel luglio scorso dal primo ministro come “assolutamente ripugnanti”. Il termine “terapia di conversione” si riferisce a ogni forma di trattamento o psicoterapia che mira a modificare l’orientamento sessuale di un individuo o a sopprimerne l’identità di genere. Può andare da cure con l’elettroshock a terapie ormonali e a indottrinamento religioso. Pratiche di questo tipo sono già state proibite per legge in Svizzera e in certi Stati o regioni degli Usa, del Canada e dell’Australia.

Un sondaggio del 2018 fra più di 100 mila membri della comunità Lgbt britannica ha evidenziato che il 2 per cento è stato sottoposto a terapie simili e che a un altro 5 per cento sono state proposte, spesso con conseguenze traumatiche. L’intervento di leader religiosi contro le “terapie per gay” è particolarmente significativo, osserva la Bbc, perché molte fedi globali, inclusi cristianesimo, islam ed ebraismo, hanno tradizionalmente insegnato che il sesso al di fuori dei rapporti eterosessuali è sbagliato. Ma l’iniziativa suscita anche critiche da parte dei settori più conservatori, secondo i quali un divieto legale di pratiche o terapie rivolte ai gay potrebbe “criminalizzare la libertà di religione”, stabilendo quello che le autorità di una determinata fede possono o non possono insegnare. Peter Lynas, direttore della Evangelical Alliance che rappresenta 3 mila chiese in Gran Bretagna, afferma di essere a favore di un bando contro terapie “estreme e coercitive”, ma senza vietare completamente “le conversioni”.

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