Michele Cucchi è una guida alpina di Alagna Valsesia in Piemonte. Vive ai piedi del Monte Rosa. Nato nel 1970 in una famiglia di guide, nel 2014 ha ripetuto l'ardita impresa del 1954 di Ardito Desio raggiungendo la vetta himalayana del K2. Custode per anni della Capanna Margherita, il rifugio più alto d'Europa. il suo cuore batte per l'Himalaya e la gente del Nepal. Con l'associazione Cuore Attivo Monte Rosa si occupa di dare supporto ai villaggi himalayani (dalla costruzione di scuole all'assistenza medica), è rientrato da poco con gli altri compagni e compagne da una "spedizione" di solidarietà nelle regioni dell'Hindu Kush, del Karakorum e dell'Himalaya pakistani, per aiutare soprattutto le famiglie dei portatori d'alta quota, che stanno patendo la fame, in seguito alla cancellazione a causa della pandemia di tutte le prenotazioni degli alpinisti che sarebbero dovuti arrivare in questi territori per le loro ascensioni.
La missione della guida alpina Cucchi sul K2 per portare aiutare alle famiglie in alta quota rimaste senza cibo e cure per la pandemia
Quest'anno il flusso è vicino allo zero e i circa 10 mila tra escursionisti e alpinisti internazionali, che annualmente visitano le più selvagge e severe montagne del mondo, non sono arrivati e non arriveranno molto probabilmente fino alla tarda primavera, ma comunque in piccoli numeri. Si tratta di una vera emergenza sociale. L'associazione di Alagna ha consegnato rifornimenti di cibo e organizzato visite e controlli medici. Con il sostegno del comitato Ev-K2-CNR, l'Italia ha dato così un piccolo contributo alla gente dell'Himalaya per un futuro migliore. Chiara Gugliermina, filmmaker e fotografa, ha girato e montato un filmato che presto sarà disponibile nella sua versione estesa con tante testimonianze di questo viaggio di solidarietà.
"Da Skardu ad Askole, percorrendo la valle Upper Braldo che dalle alte vette degli 8000 scende tra i villaggi fino a incontrare il fiume Indo – racconta Cucchi – da Chutrun ad Arandu, nella valle Basha, alle pendici dello Spantik. Da Khaplu a Hushey, villaggio di portatori d'alta quota. Da Gilgit a Hispar, attraversando il Karakorum National Park. Abbiamo messo tutte le nostre forze per consegnare 565 pacchi colmi di riso, latte condensato, sale, lenticchie, olio e spezie per un totale di 17 tonnellate. Abbiamo offerto cure mediche assistendo circa 250 persone e consegnando farmaci, sia portati dall'Italia che acquistati in loco. Nei piccoli dispensari medici e per le vie abbiamo incontrato congiuntiviti, epigastralgie, polialtralgie dovute alla dura vita lavorativa delle donne, emorragie, infezioni cutanee. Speriamo che nel contesto globale attuale d'incertezza e instabilità per il Covid, senza mai dimenticare il nostro Paese, questo possa restituire una speranza nel futuro di tutti".
"E' stata un'esperienza molto forte – aggiunge Gugliermina – abbiamo distribuito cibo e cure mediche. La prima cosa che ho capito è che non ero lì per fare video. Nessuno di noi è al mondo per fare una e una cosa soltanto. Siamo stati tutti medici, infermieri, amici, fotografi, scrittori, interpreti e, finalmente, esseri umani".
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