ROMA – Il nome è avvolto dal più totale segreto. Ma questa è la storia di un signore che varca i cancelli di Sant’Agata Bolognese, chiede un esemplare unico, e la Lamborghini lo accontenta, realizzando la SC20, una supercar in un solo esemplare, facendosi guidare dai gusti del cliente. Quando si parla di “tailor made”, auto su misura… Beh, ecco un esempio di rara potenza. Ma – siamo alla Lamborghini – il copione di questa specie di romanzo riserva altre sorprese: la macchina è stata realizzata per la prima volta direttamente dalla Squadra Corse e nonostate forma (niente tetto o parabrezza) e cavalleria (V12 aspirato da 6.498 cm3 che eroga 770 CV a 8.500 giri) è omologata per l’utilizzo stradale.
Mitja Borkert, Head of Design del Centro Stile Lamborghini è orgoglioso del lavoro fatto, “perché – spiega – è un connubio perfetto tra creatività e attitudine racing”, ma la Lambo non è nuova a salti mortali simili: due anni fa abbiamo assistito al lancio di un altro pezzo unico, la SC18 Alston e per il futuro la strada sembra segnata. Con una dose infinita di quattrini (anche il listino è segreto, non solo il nome del proprietario, anche se siamo nell’ordine dei 6/7 milioni di euro, uno più, uno meno fa poca differenza) i clienti potranno chiedere altri pezzi unici. Sempre però nel rispetto della storia Lamborghini perché appare evidente che la SC20 è ispirata alla Diablo VT Roadster, Aventador J, Veneno Roadster e Concept S. Senza dimenticare pinne e prese d’aria sul cofano anteriore ispirate a quelle della Huracán GT3 Evo o le le fiancate scolpite come quelle della Essenza SCV12.
I colori però ci dicono qualcosa del proprietario che evidentemente deve venire per forza dal mondo arabo: la SC20 è “Bianco Fu”, con inserti “Blu Cepheus”. Tonalità ripresa anche negli interni in alternanza al Nero Cosmus e al Bianco Leda. Proprio come va di moda da quelle parti. La corsa ad avere altre Lamborghini uniche è ormai iniziata…
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