Ma davvero, come sospetta Carlo Calenda, il Pd alla fine vuole fare l'alleanza con i grillini a Roma? Aspettano solo la condanna in tribunale di Virginia Raggi al processo Marra – sostiene – per stringere lo stesso patto giallorosso che li unisce nel governo nazionale.
E in effetti fa un po' impressione dopo tutto quello che i democratici romani hanno rovesciato addosso al Movimento nei quattro anni e mezzo non esattamente brillanti della sindacatura cinquestelle. "Incapaci!" twittava la deputata Alessia Morani. "Sette su dieci la bocciano". E quando la città si ritrovò sommersa dai rifiuti – lo è stata più volte dal giugno 2016 – molti pd postarono il pezzo sulla prima pagina del New York Times: "Vedete, ne parlano persino in America!" E che dire delle buche grandi come voragini, dei bus che prendono fuoco, della metro che si blocca di continuo, degli scandali, degli assessori cambiati a un ritmo vorticoso, della mancata discontinuità di una città governata senza una visione europea? Tutto dimenticato?
Ogni volta che la Raggi diceva che aveva ereditato un disastro i pd s'imbufalivano. "E' sempre colpa nostra. Un disco rotto" scriveva la senatrice Pamela Orrù. "Governano (o dovrebbero farlo) la Capitale da quasi un anno ed è sempre colpa degli altri. Sono ragazzi meravigliosi", infieriva il senatore Pd Mauro De Barba. "Annaspano nella loro incapacità" affermava Stefano Esposito. Gli archivi sono pieni zeppi di simili affermazioni.
E i cittadini del centro, da Prati ai Parioli, negli ultimi bastioni Pd, postavano foto di cassonetti ricolmi. Quando, una mattina d'estate, comparvero i cinghiali a pascolarvi la notizia fece esplodere il sarcasmo. "Non è possibile!" "Guarda come siamo ridotti!" Si sprecavano i "non ci posso credere" "Ogni giorno che passa Roma assomiglia sempre di più al set di un disaster movie. Oggi decine di cinghiali tra i rifiuti a Monte Mario, a pochi passi da una scuola aperta per i campi estivi", denunciò Andrea Casu, il segretario Pd nel giugno 2018.
Un anno fa chiesero a Zingaretti se ritenesse possibile una convergenza con l'M5S. "Totalmente inventata" rispose. "Il Pd è impegnato a costruire l'alternativa e ridare finalmente a questa città una squadra efficiente. Roma non può cadere dalla padella alla brace".
Il punto è che il Pd non ha uno straccio di candidato autorevole e la Raggi non intende ritirarsi, anche in caso di una sentenza sfavorevole. L'unico che è in campo è l'ex Carlo Calenda, ma è inviso per i suoi toni da Gian Burrasca. E mancano soltanto sei mesi al voto. E in questo contesto si pensa ad esportare il modello giallorosso, già di suo piuttosto traballante, a Roma. Come gestire, in campagna elettorale, la valutazione sull'amministrazione Raggi? Come spiegare agli elettori che per anni si è urlato che questi del "M5S non sarebbero capaci neppure di amministrare un condominio"?.
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