ROMA – L'addio di Adrian Banks in estate, dopo una stagione da MVP, sembrava la fine di un piccolo ciclo. Ma il campionato italiano non aveva fatto i conti con la grande organizzazione di una Brindisi più solida che mai, retta dalle spalle larghe di coach Frank Vitucci e da un dirigente illuminato come Simone Giofré. I pugliesi sono ripartiti, hanno ricostruito da zero una squadra che sa come si sta in campo, come si difende, conosce l'importanza delle piccole cose. In testa alla classifica, ora, c'è proprio Brindisi: una sola sconfitta, all'esordio a Veneza, poi solo vittorie, dieci consecutive, l'ultima domenica in casa dell'Olimpia Milano che fin qui non aveva mancato un colpo. Coach Vitucci, con orgoglio ma con la consapevolezza che la stagione è ancora lunga e tutta da vivere, ha provato a fare con noi il punto della situazione.
Non si può non partire da quello che siete riusciti a fare a Milano, un po' la conferma di tutto ciò che di buono avete fatto in questa prima parte di stagione, e da quella frase con cui aveva introdotto il match: "Il budget non fa canestro".
"Sono abituato a quel concetto, non si può iniziare a guardare il budget, la disparità teorica molto marcata che dovrebbe esserci. Si deve pensare che si va in campo, che c'è un pallone, si gioca cinque contro cinque su 40 minuti. Non esistono risultati impossibili e non ci si può fermare a quelle che sono le costruzioni che precedono la partita in sé".
Avete fatto un grandissimo lavoro in difesa contro uno dei migliori attacchi non solo d'Italia ma anche dell'Eurolega: come si sta trovando con questo gruppo?
"Stiamo lavorando abbastanza bene, l'applicazione difensiva è fondamentale per qualsiasi successo, è imprescindibile. Questa squadra ne ha abbastanza, ci lavoriamo quotidianamente. Domenica abbiamo fatto delle scelte mirate, quando siamo riusciti a farle con la nostra clock defense, come la chiamiamo noi, ha pagato. Continuiamo su questa strada insieme allo staff".
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Non deve essere stato semplice organizzare la costruzione di una squadra in un momento così particolare: come avete lavorato in estate con Giofrè?
"Abbiamo sempre fatto il nostro lavoro sotto traccia nella stagione precedente, con Simone che fa i suoi viaggi di aggiornamento negli Stati Uniti e non solo, guardando tantissime partite. Ci dobbiamo far trovare pronti perché sappiamo che siamo sempre chiamati a cambiare molti giocatori: se sono bravi, vanno a guadagnare molto di più altrove. Se non lo sono, non li teniamo noi. In un'estate anomala, e in una stagione anomala, tanti fattori hanno inciso e hanno aggiunto anormalità al precampionato e alla costruzione della squadra. Abbiamo cercato di adeguarci nel migliore dei modi".
Siete stati anche voi inevitabilmente coinvolti dai contagi: come si vive nel gruppo una situazione del genere?
"Bisogna quasi giornalmente essere pronti ad adattare i programmi a quello che succede: se Udom è positivo sabato mattina e non parte con la squadra bisogna sapere che può capitare e trovare qualcosa di alternativo. Siamo stati anche abbastanza fortunati per ora, abbiamo avuto Willis e Udom con questi problemi, altre squadre hanno avuto guai ben peggiori. La fortuna, in questo momento, è riuscire a rimanere sani con la squadra, visti anche gli impegni europei che sono quelli che ci danno più pensiero, con i viaggi e tutto quello che ne consegue".
Vi pesa un il fatto di non poter cavalcare l'onda del momento con il pubblico di Brindisi?
"Ci dispiace molto, domenica i giocatori hanno salutato simbolicamente una curva vuota ma che sapevamo sarebbe stata stracolma. Anche noi perdiamo uno spettacolo, che è quello del pubblico, anche quando non ti è amico è uno spettacolo vedere un palazzo pieno. La sensazione è ben diversa. Qui in città c'è grande euforia, forse un po' troppa, ma effettivamente siamo un'anomalia in una stagione già anomala: c'è una squadra prima in classifica contro ogni previsione".
La domanda sugli obiettivi stagionali è inevitabile: avete già posto un'asticella?
"Siamo partiti con un obiettivo, che era quello di salvarsi senza soffrire oltremodo, andando incontro a partite dall'esito o dal tono drammatico.In corso d'opera bisogna anche avere il coraggio di ritoccare la posizione di questa asticella. Ora l'obiettivo realistico è la qualificazione alla Coppa Italia, siamo oggettivamente molto vicini. Raggiunto quello, valuteremo dove possiamo arrivare. Vogliamo provare a passare il primo turno in Champions League, non sarà facile ma possiamo farcela. C'è ancora abbastanza da fare, la strada è lunghissima e le squadre stanno cambiando, rinforzandosi ulteriormente".
Si parla tanto di Harrison e degli altri, a volte sembra un po' sottovalutato l'impatto dei vostri giocatori "di contorno", come Gaspardo e Zanelli. Quanto conta avere risposte di livello anche da chi gioca meno e con minori responsabilità?
"Moltissimo, dico sempre che c'è grande differenza tra il panchinaro, usando un termine forse poco elegante, e chi esce dalla panchina. Noi abbiamo giocatori che escono dalla panchina e ognuno di loro è capace di stare in campo e di aiutare la squadra dando un contributo importante, magari anche chi domenica non ha giocato come Visconti, sul quale abbiamo obiettivi importanti in un'ottica un po' più lunga. Ognuno ha un compito e deve avere sul campo il riconoscimento del lavoro che fa: io cerco di darglielo perché se lo meritano".
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