Ha chiesto scusa più e più volte. È tornato in azienda per giustificarsi con il capo, con i colleghi che ha tentato di avvelenare con una dose di benzodiazepine, gli ansiolitici della mamma, morta pochi mesi prima. I sospetti si erano concentrati su di lui fin da subito, dopo che l'8 ottobre, una coppia di operai, marito e moglie, erano finiti in ospedale per un malore e i medici del San Luigi di Orbassano, alle porte di Torino, avevano trovato tracce del farmaco nel loro sangue.
"Il suo era il comportamento più strano ultimamente", spiega Claudio Cozzi, il legale rappresentante della Index srl, ditta di Beinasco che produce componenti plastici. Lui ha confessato con i colleghi e anche di fronte ai carabinieri di Beinasco e al magistrato Rossella Salvati, giustificando il gesto per essersi sentito vittima di atti di bullismo. "È accusato di un fatto molto grave, commesso probabilmente con superficialità, ma avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori per chi ha ingerito quelle sostanze – continua Cozzi – Però se ne è reso conto, ha ammesso di essere nel mezzo di un momento difficile e accettato di farsi aiutare".
Dietro al cancello color ocra del capannone di via Risorgimento nessuno lo giustifica ma Cozzi e i suoi colleghi hanno cercato in tutti i modi di mettersi nei panni di quell'uomo diventato sempre più scostante e taciturno. "Da poco ha perso la mamma, per lui questo era un momento molto difficile", spiegano in azienda. Si è isolato dai colleghi, si è convinto, forse, di essere stato allontanato da loro anche se nessuno ricorda liti o discussioni che giustifichino l'attentato alla salute dei colleghi. L'8 ottobre ha versato una dose generosa di ansiolitici nel latte che i due operai lasciavano nel frigo della fabbrica per macchiare il caffé della pausa. Ma dopo che marito e moglie si sono sentiti male, altri due operai si sono resi conto di aver patito, nei dieci giorni precedenti, sintomi simili anche se più lievi.
Su quegli episodi gli inquirenti stanno ancora indagando. "Io devo ringraziare i carabinieri per il modo in cui hanno operato. Hanno indagato, certo, ma hanno capito la situazione e il difficile momento del nostro dipendente, pur accusato di un fatto molto grave". L'azienda non lo ha perdonato, anzi, ora è stato messo in ferie forzate e quasi certamente non tornerà più in fabbrica. "Non ci sarebbero più le condizioni di fiducia reciproca e ne risentirebbe il clima di tutta l'azienda – spiega Cozzi – Ma abbiamo capito la situazione e stiamo cercando di accompagnarlo gradualmente a un'uscita che vogliamo che sia morbida".
Avrebbero potuto licenziarlo in tronco ma i titolari della Index hanno cercato prima di ricomporre un trauma. "Non è stato facile digerire questi fatti, stiamo tornando alla normalità solo adesso, a distanza di mesi". La rapida ripresa delle vittime dell'avvelenamento che se la sono cavata con un intontimento passeggero e un grosso spavento, di certo, ha aiutato. Non si è trattato, in questo caso, di una persecuzione durata mesi, come era accaduto a Bra, nel 2017 quando la dipendente di un'assicurazione aveva denunciato la collega che per lungo tempo le aveva portato dal bar un cappuccino avvelenato con le benzodiazepine.
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