Il Covid allunga di due anni i tempi della Torino-Lione. È la stessa ministra Paola De Micheli, ieri durante l'audizione nelle Commissioni riunite Trasporti della Camera e Lavori pubblici del Senato, sul contratto di programma tra ministero e ferrovie, a bollare come " ipotesi più ragionevole " quella di vedere la fine dei lavori dell'alta velocità tra Italia e Francia nel 2032, " se il contratto verrà registrato entro giugno 2021 " , chiarisce. Insomma due anni in più rispetto al 2030 che continua a essere considerato da Telt il termine di fine lavori, confermato ancora una settimana fa in audizione al Senato dal direttore generale Maurizio Bufalini, con un ulteriore condizionale relativo alla registrazione del contratto da parte della ragioneria dello Stato.
"I lavori sulla parte italiana stanno proseguendo e un cronoprogramma più preciso ci sarà dopo l'approvazione del contratto di programma" ha chiarito la ministra che ha ricordato le gare in corso per 3 miliardi: gli appalti per quelle relative al lato francese sono attesi all'inizio del 2021, mentre quelle per gli scavi nel territorio italiano sono attese per la seconda metà dell'anno. Dalla ministra è arrivata la ferma condanna delle violenze degli ultimi giorni, che " non ha senso, va condannata, ed è gravissima in qualunque situazione, che si tratti cantiere o altre motivazioni. Ho avuto anche io rappresentazioni particolarmente accese delle ragioni per le quali ci sono persone che sono contrarie a quest'opera, ma nessuna di queste ragioni potrà mai giustificare un atto violento " ha chiarito la responsabile delle infrastrutture nell'esecutivo Conte che si è detta disponibile "alla convocazione delle altre realtà territoriali".
La ministra ha assicurato "che tutti gli enti locali, anche coloro che si erano espressi negativamente, devono poter partecipare all'attività di individuazione e finanziamento delle opere compensative" per le quali ha chiesto " un quadro ulteriore, oltre ai 9 milioni già stati erogati alla Regione, affinché si modifichi radicalmente il rapporto tra lo Stato e i territori " . Parole che non placano le proteste di chi si oppone alla Tav. Non quelle del Movimento 5 stelle che parla di "opera nata vecchia, destinata a terminare quando sarà antiquata, senza la certezza dei finanziamenti di Francia e Europa"; e neppure quella dei militanti valsusini che stigmatizzano " il ritardo di ulteriori tre anni " . Su questo interviene polemico anche l'organizzatore delle manifestazioni Si Tav del 2018 Mino Giachino. "Pd e 5stelle hanno perso due anni di tempo, dopo che i gialloverdi, con la Lega, avevano sbloccato l'opera ".
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