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Sci alpino, il primo coming out è di Hig Roberts: “Sono gay, lascio la Coppa del mondo per essere felice”

La spettacolo, la destrezza tra i pali, la velocità sugli schuss, la sfida al pericolo. E ancora, l'amore per la montagna, la spinta al turismo invernale, le feste strapaesane al sapore di vin brulé che si mescola (o meglio si mescolavano prima della pandemia) all'aria pungente delle stazioni che ospitano le gare di sci. Tutto bello, tutto tipico e unico. Ma c'era qualcosa di sottinteso, di nascosto e non detto che emerge solo ora, nelle parole di una ragazzo americano che a questo spettacolo ha partecipato. Prima di uscirne quando la sua sensibilità non ha più accettato il clima che si respira, a suo dire, attorno alla Coppa del mondo di sci. Si chiama Hig Roberts, ed è primo sciatore alpino di livello internazionale a fare coming out, in un'intervista al New York Times: "Sono gay, sono orgoglioso di questo e pronto a essere felice". Sembra strano che avvenga solo nel 2020, eppure un racconto come quello del ragazzo cresciuto in Colorado, a Steamboat Springs, manca nella letteratura che dai tempi di Jean-Claude Killy fino a Marcel Hirscher, passando per Gustavo Thoeni e Alberto Tomba, alimenta la narrazione della Coppa del mondo maschile.
Roberts ha fatto parte della show per trentuno gare, dal 2015 al 2019. Ha gareggiato dovunque passi lo sci che conta, da Kitzbuehel a Wengen, da Val Gardena ad Alta Badia. Non è riuscito a qualificarsi nel team Usa per le Olimpiadi di PyeongChang, ma ha vinto due volte il campionato americano, la prima in gigante nel 2017, la seconda in slalom nel 2018. Ma sono stati sopratutto i lunghi viaggi in Europa a creare il suo disagio rispetto all'ambiente muscolare che trovava alle gare. Un clima di machismo diffuso, come ha raccontato al NYT, nel quale essere normali significava vantarsi in un modo spregiudicato delle proprie conquiste: "C'era questa idea che se sei uno sciatore professionista in Europa attiri l'attenzione delle donne e diventi un tipo straordinario". La sua via di fuga diventava così la stanza d'albergo, in cui ritrovare il filo della sua vita, del suo amore per lo sci nato quando era troppo piccolo per ricordare, del suo legame col fratello Murphy scomparso per una crisi diabetica quando aveva ventidue anni. Lasciandogli parole che sono diventate la sua guida, la sua missione: "Sii te stesso autenticamente, ogni giorno della tua vita".

Hig gli ha dato ascolto: "Mi sono svegliato una mattina e mi sono detto: quando è troppo è troppo. Io amo questo sport più di ogni cosa, sono così fortunato a praticarlo, ma non posso andare avanti senza cercare di essere la persona che vorrei. Ognuno deve avere come obiettivo la felicità e l'autenticità. Non poter essere apertamente gay e professionista al tempo stesso ha ostacolato le mie prestazioni". Il suo coming out l'ha deciso anche per aiutare altri sciatori ad uscire allo scoperto, nel frattempo ha cambiato vita e lavora nel settore finanziario in Norvegia. Prima di lui nessun uomo nella Coppa del mondo maschile, mentre nello sci femminile la svedese Anja Pärson ha annunciato nel 2012 (anni dopo il ritiro) il matrimonio con Filippa Radin, con la quale ha avuto due figli, Elvis e Maximilian. Troppo poco, nell'anno 2020 per uno sport globale che coinvolge centinaia di atleti. Eppure lo stesso New York Times che ha realizzato l'intervista a Hig Roberts sottolineava che non si è identificato nel mondo Lgbtq nessun atleta in attività delle quattro leghe professionistiche, la Nfl (football americano), Nba (basket), Nhl (hockey su ghiaccio) e Mlb (baseball). Tanta strada deve essere ancora fatta, e non solo su un pendio innevato.

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