Cambio di strategia e dietrofront di Salvini. Almeno in superficie. Almeno ora che arretra l'ipotesi della crisi e del voto anticipato. "Il centrodestra? Siamo compatti. Prima Conte e Renzi tolgono il disturbo, meglio è. Siamo noi l'alternativa pronta ad aiutare e a governare l'Italia", corregge il tiro il leader leghista, con toni rivisti in poche ore.
Giorgia Meloni è lì, al suo fianco, e sembra aspettarlo al varco. "Confido che nel centrodestra si continui a lavorare compatti". E in uno snodo in cui potrebbe immaginare di lanciare l'opa sulla coalizione, traccia con chiarezza i confini: "Per nessuno di noi esiste più uno scenario nel quale si va con gli altri". Ultimo avviso a Matteo dopo la disponibilità espressa dal Capitano, solo qualche giorno fa, ad un eventuale "governo ponte" che traghettasse il Paese a nuove elezioni : apertura che era stata attribuita anche alle avances dell'altro Matteo (Renzi) e stigmatizzata dalla presidente di Fdi "con stupore", oltre che con quella pubblica domanda: "Ma (Salvini, ndr) vuole tornare con i 5S o vuole le elezioni come noi?".
Eppure ieri, di nuovo, tutti insieme tumultuosamente: foto di gruppo al Senato. Il lunedì dell'atteso "chiarimento" tra i due leader sovranisti comincia infatti con la conferenza stampa "unitaria" da Palazzo Madama per le proposte sulla manovra (in discussione alla Camera) e sul dl Ristori (al Senato). Il centrodestra è tutto a quel tavolo, con il vicepresidente Antonio Tajani per Forza Italia, e le formazioni minori, Ncl, Udc e Cambiamo. Illustrano i punti sui quali verteranno i loro emendamenti alla legge di Bilancio: 2 miliardi per azzerare i versamenti a carico di partite Iva, autonomi, artigiani e professionisti, oltre a fondi e proposte sia per i trasporti in vista della riapertura delle scuole, sia per gli istituti parificati e le associazioni di volontariato.
Sul bilancio, la bocciatura di Meloni è senza appello. "Questa manovra ha un impianto sbagliato, non incide sulla crescita, ma spreca miliardi di euro per bonus inutili e improduttivi". Tajani spiega: "Non voteremo la legge ma cercheremo di correggerla, noi restiamo compatti, le polemiche interne alla maggioranza non ci riguardano". È la mediazione di Fi, Berlusconi ha già portato a casa l'adesione allo scostamento di bilancio, e ora nel gioco di sponda tra i due rampanti "soci" lancia segnali di "convergenza sulle concrete esigenze del Paese" e confida sulla sensibilità del governo nel caso Mediaset-Vivendi.
A margine della conferenza, ecco il faccia a faccia riservato tra Meloni e Salvini. Incontro che – stando ai rispettivi entourage – avviene in un "clima di grande cordialitàe intesa", d'altro canto "è fondamentale far prevalere l'unità" mentre milioni di italiani, è il principio, "si vedono dimenticati" da questo governo. "Un regalo di Natale? Vorrei un governo di centrodestra, senza chiedere niente a Di Maio, Zingaretti, Renzi", insiste Salvini. Che poi ipotizza: se l'esecutivo "auspicabilmente dovesse avere difficolta", la Lega andrebbe anche a parlare "con chi in Parlamento fosse d'accordo, a fronte di proposte concrete". Uno scenario che però Meloni non contempla. L'unione è (quasi) ritrovata, peccato che in serata dalla riunione di segreteria della Lega emergano poche, nette parole di Giancarlo Giorgetti. Che plaude all'apertura mostrata da Salvini nei giorni scorsi. "È improbabile che si voterà a breve", quindi bene l'atteggiamento "responsabile" del capo della Lega "in questo periodo".
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