È chiuso uno degli episodi della maxi rissa del 5 dicembre al Pincio. La procura dei Minori lo ha notificato ai quattro indagati, tutti accusati di lesioni aggravate.
Si tratta solo di una parte che lascia ancora aperte le indagini sulla mattanza di quel giorno. Ma intanto, una parte è ricostruita. E inizia ben prima del 5 dicembre, quando al Pincio si erano date appuntamento due ragazzine per un loro regolamento di conti. Tra i capi di imputazione ce n’è uno che riguarda un’altra lite, avvenuta circa due settimane prima e che ha come protagonisti gli stessi ragazzini.
È il 21 novembre scorso. Al Quadraro un gruppo di ragazzini aggredisce i genitori di un loro coetaneo. La lite è violenta. Il pubblico ministero descrive l’aggressione nel dettaglio e parla di un colpo allo zigomo con un caso, di un calcio in faccia a uno dei due e di un colpo alla testa, sempre con il caso. I genitori ne uscivano uno con una prognosi da 30 giorni e l’altro da 7. Il tutto, «con l’aggravante di aver commesso il fatto per futili motivi e agendo in più persone riunite, con l’uso di un caso quale arma impropria».
Ma la rabbia rimane. E viene sfogata due settimane dopo, al Pincio. Forse approfittando del clamore suscitato nei social dal duello annunciato tra le due ragazze, il gruppetto di amici violenti tra i quali anche il ragazzo ritratto nei video con la tuta rossa, si avvicina alla vittima con la scusa di un chiarimento. «Dopo averlo strattonato, fatto cadere e trascinato in mezzo alla cerchia di loro amici – si legge nel capo di imputazione – lo aggredivano violentemente colpendolo ripetutamente con calci e pugni ai fianchi, cagionandogli così lesioni personali consistite nella frattura delle ossa nasali, giudicate guaribili in 30 giorni». Ma non è tutto, perché il branco se la prende anche con un altro ragazzino, amico della vittima «prendendolo a schiaffi al volto e cagionandogli un’escoriazione al labbro e facendogli perdere gli occhiali da vista». Infine si accanisce contro un altro adolescente.
Si arriva così alla metro Flaminio. E qui il ragazzino vestito di rosso viene aggredito da un coetaneo vestito di nero che lo aggredisce alle spalle con una raffica di pugni. «Il mio assistito è dispiaciuto per quanto accaduto ma non ha fatto altro che reagire ad una aggressione ricevuta gratuitamente dal ragazzo in tuta rossa. La sua è stata una reazione», dice l’avvocato Alessandro Marcucci che difende il ragazzino vestito di nero e che ha intenzione di chiedere l’interrogatorio.
Ora, però, i giovanissimi rischiano il processo.
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