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La Cina e gli schiavi del cotone

La Cina costringe centinaia di migliaia di uiguri e altre minoranze a lavorare nei campi di cotone della regione occidentale dello Xinjiang. In condizioni di totale schiavitù, sotttolinea in una sua inchiesta la BBC. Una serie di documenti scoperti online dai cronisti della Tv britannica forniscono un quadro chiaro della portata del lavoro forzato nella raccolta di un quinto dell'offerta mondiale di cotone, ampiamente utilizzato nell'industria della moda. Ma non solo: oltre al lavoro nei campi, nei quali si ritiene che siano stati destinati più di un milione di persone, le minoranze sarebbero anche costrette a lavorare nelle fabbriche tessili.

Il governo cinese nega le affermazioni, insistendo sul fatto che i campi sono "scuole di formazione professionale" e le fabbriche fanno parte di un massiccio e volontario programma di "riduzione della povertà". Ma le nuove prove scoperte dalla BBC suggeriscono che più di mezzo milione di lavoratori di minoranza all'anno vengono anche indirizzati alla raccolta stagionale del cotone in condizioni che nascondono “un alto rischio di coercizione.

"Siamo di fronte a numeri di portata storica” ha detto alla BBC Adrian Zenz, un membro anziano della Victims of Communism Memorial Foundation di Washington che ha scoperto i documenti. "Per la prima volta non solo abbiamo prove del lavoro forzato degli uiguri nella produzione, nella realizzazione di indumenti, ma anche direttamente nella raccolta del cotone”. Zenz ha lanciato un appello al mondo della moda: “Chiunque abbia a cuore le ragioni dell’etica deve guardare allo Xinjiang, che rappresenta l'85% del cotone cinese e il 20% di quello mondiale, e dire: no, non possiamo più farlo".

I documenti spiegano chiaramente le pressioni politiche nei confronti degli uiguri dello Xinjiang e di altri gruppi tradizionalmente musulmani. Un netto cambiamento nell'approccio della Cina alla regione può essere fatto risalire ai due brutali attacchi contro pedoni e pendolari a Pechino nel 2013 e nella città di Kunming nel 2014. Pechino ha accusato fin dal primo momento gli islamisti e i separatisti uiguri. La risposta è stata pesantissima: dal 2016 in poi il governo ha costruito nello Xinjiang una serie di campi di "rieducazione". Che, come dimostrano i documenti citati dalla BBC, non sarebbero altro che prigioni nelle quali le minoranze sarebbero ridotte in condizioni di schiavitù.

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