Ore di ansia per la sorte di Ahmadreza Djalali, il ricercatore iraniano di passaporto svedese condannato a morte in Iran con una accusa di spionaggio a vantaggio di Israele. Djalali si trova detenuto nel braccio delle morte del carcere di Evin a Teheran. Secondo quanto riferito dai familiari del medico, il Tribunale iraniano ha annunciato che l'esecuzione avverrà domani all'alba. La moglie Vida, che vive a Stoccolma, non ha più avuto contatti diretti con Ahmad dopo la breve telefonata della fine di novembre.
Molta preoccupazione deriva dal fatto che tre giorni fa, come ha riferito Amnesty International, è stato impiccato Ruhollah Zam, giornalista e dissidente, condannato a sua volta per una presunta attività di spionaggio nei confronti di Israele. Luca Ragazzoni, il collega novarese di Djalali negli anni di collaborazione con il Centro Internazionale di studi sulla medicina dei disastri dell'Università del Piemonte Orientale, che sta seguendo le tante iniziative di solidarietà che da ogni parte del mondo si sono levate per ottenere la salvezza di Djalali sottolinea come "raramente la voce si è alzata così alta da tutto il mondo, Ora vorremmo che l'appello fosse ascoltato"
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