Le temperature del pianeta stanno cambiando fin troppo rapidamente. E mentre i responsabili (noi esseri umani) continuano a discutere del problema senza trovare soluzione, a milioni di specie animali non resta altro che adattarsi, sperando che l’evoluzione faccia il resto. Anche le possibilità della selezione naturale però hanno dei limiti, soprattutto quando i cambiamenti che avvengono nell’ambiente sono repentini come quelli indotti dalle attività umane. E in effetti, secondo uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Science la velocità con cui aumentano le temperature medie del pianeta supera di gran lunga le capacità di adattamento permesse dall’evoluzione.
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Le conclusioni arrivano da un inedito esperimento di selezione artificiale realizzato dai ricercatori dell’Università norvegese di scienza e tecnologia, il più ambizioso mai tentato – rivendicano i suoi autori – per indagare quanto può variare velocemente la resistenza alle temperature nei vertebrati. I protagonisti della ricerca sono i pesci zebra, piccoli pesci di acqua dolce nativi delle aree tropicali e subtropicali dell’Asia meridionale, molto usati nell’ambito della ricerca biomedica. In questa occasione però non è stata la sua fama di animale da laboratorio a far scegliere il pesce zebra, ma piuttosto le sue caratteristiche ecologiche: in natura abita in acque poco profonde e poco mosse di ruscelli, laghetti e canali di irrigazione, un habitat piuttosto ristretto, che gli rende impossibile sfuggire all’aumento di temperature cercando acque più fresche a maggiori profondità, come possono fare altre specie di pesci.
Di fronte al riscaldamento globale il pesce zebra (come molte altre specie simili) ha quindi un’unica opzione: adattarsi o morire. Il che lo rende un ottimo candidato per studiare le chance offerte dall’evoluzione nella lotta contro l’aumento delle temperature. L’esperimento è iniziato con la cattura di qualche migliaio di pesci zebra selvatici, che sono stati divisi in 4 gruppi sperimentali e allevati per sei generazioni fino a raggiungere un totale di 20 mila esemplari al termine dello studio. Uno dei gruppi di pesci è stato lasciato riprodurre naturalmente per fare da gruppo di controllo, mentre altri due sono stati sottoposti a una forte selezione artificiale per verificare le potenzialità dell’evoluzione in termini di resilienza alle temperature: in ogni generazione venivano fatti riprodurre solamente gli individui che mostravano le maggiori capacità di resistenza al caldo. Il quarto gruppo, infine, è stato selezionato scegliendo i pesci che mostravano le performance peggiori in un ambiente caldo, per verificare in che modo, e a che velocità, l’evoluzione (artificiale in questo caso, ovviamente) possa peggiorare la tolleranza al calore.
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Al termine dell’esperimento i ricercatori hanno calcolato quanto fosse cambiata la capacità di resistere in acque più calde del normale nei tre gruppi di pesci, ottenendo un responso scoraggiante, soprattutto considerando che l’evoluzione artificiale ottenuta in laboratorio è molto più rapida di quella che si verifica per selezione naturale. “Quel che abbiamo verificato è che i pesci zebra possono sviluppare una maggiore tolleranza alla temperatura. Abbiamo ottenuto dei ceppi più resistenti, e questa è una buona notizia”, spiega Fredrik Jutfelt, biologo dell’Università norvegese di scienza e tecnologia che ha coordinato la ricerca.
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“Il problema però è che l’evoluzione richiede molte generazioni. Nel nostro esperimento la tolleranza alla temperatura dei pesci zebra è aumentata di soli 0,04 gradi per generazione, un tasso molto più lento di quello con cui aumentano le temperature in moltissime aree del pianeta: visti i ritmi a cui si scalda il pianeta, insomma, i pesci che abitano già in habitat al limite delle loro capacità di resistenza termica potrebbero non riuscire ad adattarsi con la rapidità richiesta”.
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