AGI – Il giallo delle valigie ritrovate in un campo alla periferia di Firenze offre diverse domande su cui gli inquirenti lavoreranno. Alcune delle quali – come la precisa identità delle due vittime – potrebbero trovare risposte con l'esame autoptico (ancora in corso sul secondo corpo), mentre altre rimangono sospese, al vaglio degli inquirenti. Siamo di fronte a un classico rebus investigativo.
Ci sono i corpi, un quadro agghiacciante, manca tutto il resto della storia e quindi si procede per domande semplici, possono perfino apparire banali, ma sono quelle che vanno fatte prima di andare in profondità nell'indagine.
La prima domanda riguarda il tempo: quando è stato commesso? Il calendario, l'ora, sono il primo elemento che serve per incastonare il fatto e cominciare a contestualizzarlo.
La seconda domanda riguarda l'identità delle vittime. Si tratta della coppia albanese – della quale si occupò anche la trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?" – scomparsa nel 2015, ben cinque anni fa, da Castelfiorentino? Per comprenderlo si dovrà comparare il dna delle vittime con quello dei familiari e, eventualmente, attingere alla recente banca dati nazionale.
È il terzo quesito: com'è possibile che nessuno abbia dato una mano alle indagini per arrivare al ritrovamento di quella coppia scomparsa nel novembre di cinque anni fa? Un silenzio nel silenzio.
La quarta domanda riguarda le valigie. Nascondere due corpi, fatti a pezzi, in tre valigie, dimostra una grande efferatezza e freddezza. Da quando le tre valigie si trovavano nel luogo del ritrovamento? La datazione sarà fondamentale per ricostruire la data del delitto e quella dello spostamento dei resti. Non solo, con quella data si potranno fare legami con eventuali fatti accaduti in quel luogo in un arco temporale preciso.
La quinta domanda riguarda il luogo del ritrovamento. Scomodo e ambiguo. Se le valigie fossero state lasciate la' nottetempo e portate a mano, chi se n'è disfatto avrebbe percorso il pezzo di strada a piedi, per di più in un terreno di campagna.
Se buttate dall'auto, lungo la trafficatissima superstrada, c'è una barriera fonoassorbente alta circa due metri e ci vorrebbe una forza non indifferente per scavalcarla. E perché proprio lì, in un luogo vicinissimo al carcere di Sollicciano?
La sesta domanda è quella classica, il movente. Perché? Potrebbe emergere una pista all'interno della comunità locale originaria di Tirana? O siamo di fronte a un'altra trama?
La settima riguarda la modalità dell'uccisione. Non siamo di fronte a un assassinio comune, i corpi fatti a pezzi, chiusi in valigia. Ci sono molti modi per far sparire un cadavere, questo è orribile. Perche' e' stata scelta questa soluzione macabra?
Se è vero che una delle prime regole utilizzate dagli inquirenti per risolvere i "gialli" è quella della velocità, qui ci troviamo davanti ad un evento remoto. Questo rende piu' complicata la risposta all'ottava e ultima domanda. È la più facile, la più difficile e la più importante: chi è stato?
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