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De Luca, dietrofront sugli autisti promossi. Sospende il decreto: effetto Corte dei conti

Un dietrofront improvviso, e anche un po’ insolito per chi conosce il decisionismo del presidente della Regione. Un ripensamento tanto fulmineo ( specie per i tempi solitamente extralarge della pubblica amministrazione) quanto temeraria dev’essere sembrata, l’altra settimana, la sua decisione di confermare l’incarico.

In breve: il vertice della giunta regionale fa marcia indietro sulla "proroga" disposta, solo tredici giorni fa, in favore dei fedelissimi suoi (ex) autisti promossi al ruolo di dirigenti presso la segreteria del presidente. Si tratta della vicenda al centro dell’inchiesta della Procura di Napoli – anticipata da Repubblica lo scorso settembre – e finita, poco dopo, anche sotto i riflettori dei magistrati contabili. E mentre, sul versante penale, i suoi avvocati si dicono convinti di una ( non lontana) archiviazione, è il procedimento aperto dalla Corte dei Conti a riservare qualche apprensione. Tanto che, a sentire le voci dell’entourage deluchiano, la decisione di De Luca di rinnovare incarico e stipendi da dirigenti a quei vigili urbani salernitani che lo seguono da una vita, avrebbe provocato qualche malumore: poteva essere registrata persino come reiterazione di una condotta che rischia di finire sotto giudizio. Ecco perché, alla fine è lo stesso presidente De Luca a dare uno stop: per non lasciare varchi pericolosi nella sua eventuale difesa.

I fatti riguardano una ristretta pattuglia di vigili urbani di Salerno entrati a Palazzo Santa Lucia col governatore De Luca nel 2015. E promossi al rango di "responsabili della sua segreteria". Sono quattro: Claudio Postiglione, Giuseppe Muro, Giuseppe Polverino e Gianfranco Baldi. L’ipotesi sui due livelli civile e penale, è che vi sia stato uno spreco di denaro pubblico e una truffa: il presidente avrebbe favorito quegli autisti ( a dispetto delle figure interne già esistenti), facendoli distaccare da Salerno, prevedendo per loro raddoppio di stipendi e benefit. Ed elevandoli, ma solo sulla carta, al rango di adddetti ed esperti di rapporti con enti locali, con consiglieri regionali, addirittura di rapporti con la Conferenza Stato- Regioni. Il costo, in cinque anni? Secondo le denunce arrivate in Procura, a partire dal 2017, per alcune centinaia di migliaia di euro.

Passa l’estate, il trionfo elettorale. E il 1 dicembre De Luca, nel pacchetto di nomine che "ricicla" e sistema i più fidati collaboratori, riconferma 3 vigili su 4 ( Baldi si sfila per motivi personali) nello stesso delicato incarico: con tanto decreto a sua firma. I destinatari sono Postiglione, che è definito " responsabile dei rapporti con strutture regionali e istituzioni locali", Polverino, che è "responsabile dei rapporti con l’ufficio di presidenza del consiglio regionale", e Muro responsabile dei " rapporti con i consiglieri regionali". Per regolamento quella posizione frutta una indennità pari a quella di " responsabile di una unità operativa dirigenziale", che si aggiunge a una retribuzione di circa 1800 euro lordi mensili per chi proviene da un amministrazione esterna alla Regione. Come nel caso dei vigili di Salerno.

Ma il 10 dicembre, è lo stesso De Luca a sospendere i tre incarichi. «Per un massimo di 30 giorni», si legge nel secondo atto. Succede tutto in nove giorni. Motivo formale? A leggere le succinte spiegazioni è in corso « una riorganizzazione degli uffici di diretta collaborazione del presidente». Eppure di «riorganizzazione » si parlava anche nel primo decreto. A quanto si apprende, proprio gli accertamenti della magistratura contabile sono andati avanti e sarebbero ormai conclusi. Sta di fatto che De Luca rischia di dover rispondere di tasca propria per l’eventuale danno erariale prodotto dalle " indebite retribuzioni" dei vigili salernitani.

Il bis sulle nomine dei vigili- dirigenti non è stata però l’unica ( annunciata) sorpresa. Erano le stesse ore in cui il governatore riaccoglieva con onore, dalla porta principale della Regione, anche Nello Mastursi: già suo segretario particolare nel 2015, " cacciato" dal presidente Pd dopo l’inchiesta che sospettava sue opache manovre presso parenti di giudici per salvare il governatore ( a sua insaputa, beninteso) dagli effetti della legge Severino; e ora fatto rientrare, a dispetto di un giudizio infausto di primo grado, 1 anno e sei mesi di carcere con l‘ accusa di induzione indebita con rito abbreviato. Una mossa attesa, che Repubblica ( al netto di bizantinismi e rigurgiti di memoria) aveva registrato in tempo reale e senza sofismi: titolo a tutta pagina del 3 dicembre, " Riecco Mastursi: segretario di De Luca nonostante la condanna" .
De Luca si è sempre detto sereno sulla vicenda dei vigili. « Indagano da tre anni » , ironizzò, « mentre l’organizzazione dell’ufficio ha comportato un risparmio di 84mila euro » . Non resta che attendere la Corte, che " i conti" li fa con rigore e per dovere istituzionale. Per capire se giungerà alle medesime conclusioni o offrirà una alternativa lettura dei fatti.

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