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Covid, Speranza: “Spero che l’Ema approvi in anticipo il vaccino Pfizer”. Ricciardi: “Obbligatorio per gli operatori sanitari”

ROMA – "Il mio auspicio è che l'Ema, nel rispetto di tutte le procedure di sicurezza, possa approvare il vaccino Pfizer Biontech in anticipo rispetto a quanto previsto e che al piu' presto le vaccinazioni possano iniziare anche nei paesi dell'Unione Europea". Roberto Speranza, ministro della Salute, fa pressioni per accelerare i tempi e avviare la vaccinazione contro il Covid il più presto possibile. E Walter Ricciardi, il suo consulente dice che se gli operatori sanitari non faranno il vaccino io sono per una forma di obbligo". Il professore spiega che quest'anno la campagna vaccinale contro l'influenza "è andata molto bene, in certe regioni abbiamo superato il 70%, si può raggiungere lo stesso risultato per il Covid con un mix di promozione. Ma se questa non ha effetto è importante inserire una clausola che obbliga il personale sanitario, che sta a stretto contatto con il pubblico e protegge sè stesso ma anche gli altri, all'obbligatorietà del vaccino". .

Ricciardi parla anche della discussione in corso ne governo sul lockdown e si schiera per una chiusura totale per le feste di Natale. Anzi già a partire dal prossimo week end. L'idea di chiudere tutto sul modello di quanto sta avvenendo in Germania, Olanda e altri paesi europei prende sempre più corpoa Palazzo Chigi e il professore dice che "se continua così assolutamente sì, bisogna chiudere tutto "Quando si fanno solo le raccomandazioni – spiega Ricciardi – le persone fanno tutto quello che è consentito, e questo riduce il contagio soltanto del 3%. Con questo tasso non riusciremo mai, non solo ad appiattire la curva epidemica, ma a diminuirla. Invece il lockdown riduce del 15%, e con altri interventi si arriva a dimezzare i contagi".Secondo il consulente di Speranza, "queste sono le uniche strada possibili in un momento in cui non c'è più la possibilità di tracciare, cosa che dovremo ricominciare a fare non appena avremo abbassato i contagi". E in un'altra dichiarazione ribadisce che "in vista delle feste di Natale sono necessarie misure chiare per limitare mobilità ed assembramenti, ed evitare una pressione insostenibile sui servizi sanitari".

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Il ministro della Salute condivide queste posizioni e nel governo è il fautore della linea "dura" che dovrebbe portare alla chiusura natalizia. Spalleggiato dal Comitato tecnico scientifico. La posizione "dura" sembra emersa anche dalla riunione di ieri fra il premier Giuseppe Conte, il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, i capidelegazione della maggioranza e alcuni membri del Comitato tecnico scientifico. "La decisione non è ancora stata presa.
Ieri sera durante la discussione si parlava di misure parecchio rigorose che servano a fermare molto di più i movimenti delle persone. Misure come quella delle zone rosse e arancioni", spiega però Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute. "Lo sforzo che è stato chiesto ieri al Cts – aggiunge- è stato uno sforzo di chiarezza e cioè quali misure impattano di più. Un nuovo lockdown non è una zona rossa. Certamente mentre negli altri paesi sono andati in questa direzione da noi no, però la curva non si è abbassata in modo sufficiente e necessario". E conclude: "Ecco sicuramente qualcosa non funziona. Le persone non tollerano più questa situazione, sono stanche ed è comprensibile, ma dobbiamo stringere i denti e resistere finchè non arrivano i vaccini".

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Tutta l'Italia, dunque potrebbe diventare zona rossa o arancione nei giorni festivi e prefestivi: 24-27 dicembre, 31 dicembre-3 gennaio, 5-6 gennaio. Un'ipotesi avanzata già durante un altro vertice che si è svolto domenica sera: si va dunque a un'ulteriore stretta per tenere sotto controllo gli assembramenti, il contagio e gli spostamenti. Che potrebbe anche riguardare, come detto, il prossimo weekend, quello del 19-20 dicembre, considerato ad alto rischio per i movimenti programmati da milioni di italiani.

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