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Autisti promossi in Regione, “De Luca risarcisca 403 mila euro”

Rinviato a giudizio. Il governatore Vincenzo De Luca va a processo davanti alla Corte dei conti. Dovrà rispondere della nomina in Regione di quattro vigili urbani di Salerno, i suoi fedelissimi autisti, distaccati a Palazzo Santa Lucia dal 2015 e promossi al rango di dirigenti nella segreteria del presidente. Ipotesi di danno erariale: circa 403 mila euro.
È la svolta di indagini scaturite da un fortuito incidente stradale del 2017, quando l’auto del governatore, guidata da uno dei quattro vigili, investì a Salerno una giovane donna senza tragiche conseguenze. Ma quell’episodio attirò l’attenzione su chi era alla guida della vettura. Scattarono le denunce sui vigili premiati dal governatore e si aprì una doppia indagine: Procura e Corte dei conti. Mentre l’inchiesta penale si avvia verso una probabile archiviazione, gli accertamenti delegati alla Guardia di finanza – Nucleo di polizia economico-finanziaria del colonnello Domenico Napolitano – sono proseguiti. Tanto da convincere i magistrati contabili a depositare un atto di citazione in giudizio.

Un epilogo che accende i riflettori sulle ultime mosse di De Luca, rivelate ieri da Repubblica. Con un decreto dell’1 dicembre infatti il governatore ha riconfermato in Regione tre dei quattro vigili nella segreteria del presidente. Una decisione che ha fatto storcere il naso a molti a Palazzo Santa Lucia, perché erano note da mesi, almeno da settembre, quando Repubblica ne diede conto alla vigilia delle elezioni, le indagini legate alla promozione dei vigili-autisti: per un eventuale truffa dal punto di vista penale e un ipotetico spreco di denaro pubblico sul piano contabile. Opportuno riassegnare incarico e benefit da dirigenti ai quattro vigili salernitani? A sorpresa, dopo 9 giorni, il 10 dicembre, con un secondo decreto sempre a firma di De Luca, sono stati sospesi gli incarichi ai tre vigili “per un massimo di 30 giorni”.

Autisti promossi in Regione, “De Luca risarcisca 403 mila euro”

di

Alessio Gemma

,

Conchita Sannino


Il motivo? Una “riorganizzazione degli uffici di diretta collaborazione del presidente”. Una spiegazione che non convinceva. Perché a rileggere il primo decreto, quello dell’1 dicembre con cui De Luca riconfermava i vigili, già era in corso la “riorganizzazione” degli uffici. Allora cosa è intervenuto tra l’1 e il 10 dicembre? Cosa giustifica il ripensamento del presidente? Proprio in quelle ore potrebbero essersi accorti a Palazzo Santa Lucia del salto di qualità dell’indagine. Nel frattempo, infatti, la Procura contabile aveva già valutato che ci fossero gli estremi per esercitare l’azione di responsabilità. Riconfermare i vigili sarebbe apparsa quasi la reiterazione di una condotta che allo stato potrebbe chiamare il presidente in persona a un risarcimento del danno, nel caso in cui il processo avesse un esito infausto. Bocche cucite dalla Procura di via Piedigrotta.

Sulla vicenda De Luca, difeso dall’avvocato Andrea Castaldo, aveva già ricevuto una contestazione a maggio. Coinvolto in un primo momento con lui l’ex capo di gabinetto della Regione Sergio De Felice, la cui posizione poi è stata archiviata. Nell’invito a dedurre si punta l’indice sulla presunta “illegittimità delle nomine”. Dagli accertamenti dei finanzieri è emerso che i quattro vigili non hanno svolto di fatto dal 2015 al 2020 le mansioni per cui erano stati nominati in Regione. Tradotto: erano stati indicati come segretari, responsabili dei rapporti con consiglio regionale e altre istituzioni, ma si è scoperto che hanno svolto solo il ruolo di autisti. Salvo essere pagati come dirigenti. Per l’accusa si sarebbe prodotto un danno alla Regione riconoscendo ai vigili “una indennità di funzione non proporzionata al loro livello di professionalità”. I 4 beneficiari sono Claudio Postiglione, riconfermato l’1 dicembre come “responsabile dei rapporti con strutture regionali e istituzioni locali”, Giuseppe Polverino, “responsabile dei rapporti con l’ufficio di presidenza del consiglio regionale”, e Giuseppe Muro, responsabile dei “rapporti con i consiglieri regionali”. Il quarto componente della pattuglia di fedelissimi è Gianfranco Baldi, che non sarebbe stato richiamato a dicembre per motivi personali. Non è la prima che De Luca va a processo davanti alla Corte dei conti. Era già successo quando aveva ricoperto la carica di sindaco di Salerno. Si tratta invece del primo giudizio in qualità di presidente della Regione.

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