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ASviS, i due terzi delle Regioni lontani da obiettivi di parità di genere, riduzione della povertà e del consumo di suolo

ROMA – Entro il 2030 oltre il 90% delle Regioni e delle Province autonome avrà raggiunto o raggiungerà il 25% di superficie agricola utilizzata da coltivazioni biologiche; circa il 70% ridurrà del 25% rispetto al 2013 il tasso di mortalità per le principali cause tra i 30 e i 69 anni; oltre il 60% riuscirà a ridurre al 10% la quota di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (18-24 anni) e circa il 50% a raggiungere una quota del 32% di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia. Sono gli obiettivi dell'Agenda 2030 Onu, rileva l'ASviS nel rapporto “I territori e lo sviluppo sostenibile”, che appaiono maggiormente raggiungibili nella maggior parte delle Regioni italiane, tenendo conto delle differenze tra i territori.

Gli obiettivi che appaiono ancora difficili da raggiungere sono infatti la maggior parte: oltre due terzi delle Regioni e delle Province autonome si sta allontanando dall'obiettivo di ridurre la quota di fertilizzanti distribuiti in agricoltura del 20% rispetto al 2018. Lontani l'obiettivo di riduzione del tasso di feriti per incidente stradale del 50% rispetto al 2010; il raggiungimento della parità di genere del tasso di occupazione (20-64 anni) e di una quota dell’80% nell'efficienza delle reti di distribuzione dell'acqua potabile. Non si raggiungerà neanche l'obiettivo di riduzione a 4,2 dell'indice di disuguaglianza del reddito disponibile; di aumento del 26% dei posti offerti dal trasporto pubblico locale rispetto al 2004; la riduzione del 27% dei rifiuti urbani prodotti pro-capite rispetto al 2003; e neanche il raggiungimento di una quota del 10% di aree protette marine, oltre all'azzeramento entro il 2050 dell'incremento annuo di suolo consumato.

E' proprio andando ad analizzare queste differenze che può diventare più facile fare passi in avanti, spiega il portavoce dell'ASvis Enrico Giovannini: “Il lavoro dell’ASviS fa emergere disuguaglianze, punti di forza e debolezza, ma soprattutto rivela, grazie all’analisi dei diversi territori, un’Italia attiva, resiliente e impegnata a realizzare il cambiamento, con risultati che in molti casi appaiono in grado di ridurre le distanze tra le diverse aree del Paese”.

Se alcuni risultati sono scontati, altri non lo sono. Che il Mezzogiorno registri una maggiore difficoltà a superare la povertà, una maggiore concentrazione di poveri e un minore tasso di occupazione è noto. Ma non è altrettanto noto che Messina, Palermo e Reggio Calabria sono le città campionesse per minore consumo di suolo, una situazione virtuosa per esempio rispetto alle città metropolitane della pianura Padana. Nel Mezzogiorno molte aree sono avanti anche per quanto riguarda la produzione e l'uso di energie rinnovabili: Tavoliere delle Puglie, l’Irpinia, il Cilento e la Lucania, Calabria.

Infatti oltre ad analizzare i territori Regione per Regione, il Rapporto fa emergere anche le prime e più interessanti "pratiche di sviluppo sostenibile". A cominciare dalla Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini, primo ente sovracomunale in Italia a costituirsi “Distretto dell’Economia Civile e sociale”, con lo scopo di attivare azioni e contesti che producano valore per l’intera comunità; il progetto di Fondazione Appennino, che punta a coinvolgere le realtà territoriali pubbliche e private, impegnate in attività di produzione agroalimentare, culturali, turistiche e che vogliano sottoporre a valutazione la sostenibilità dei loro prodotti, territori e marchi. Il progetto “REBUS – Recupero Eccedenze Beni Utilizzabili Solidalmente” è nato a Verona ed è stato poi replicato in altre province del Veneto e della Lombardia. A Bologna, con il coinvolgimento dei 55 Comuni della provincia, un progetto per la mobilità sostenibile. A Cavriago il progetto di educazione ambientale “Orticelli Ribelli e Giardini Resistenti". A Livorno un progetto per sviluppare un modello per valutare l’impatto della trasformazione digitale e l’utilizzo del 5G nelle realtà portuali. A Reggio Calabria è attivo KnowledgeVsClimateChange, il progetto che punta a rafforzare sostenibilità urbana, riciclo, economia circolare e a porre in atto azioni per l’adattamento al climate change per le comunità insediate nella periferia sud della città. L'elenco dei progetti che a livello locale promuovono la sostenibilità è molto ampio, segno che le iniziative del territorio possono contribuire con efficacia alle politiche nazionali, individuano i principali bisogni di ogni area, che differiscono a seconda della situazione geografica, economica e sociale.

Anche le Università sono in prima linea: esiste da cinque anni la Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS), prima esperienza di coordinamento e condivisione tra gli Atenei italiani (attualmente 78) impegnati sui temi della sostenibilità. La Rete opera attraverso 7 gruppi di lavoro che hanno come tema energia, mobilità, rifiuti e risorse,cambiamento climatico, cibo, educazione e giustizia e inclusione sociale.

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