Ha costretto al pareggio la Juventus campione d'Italia e il Milan capolista. Ha sconfitto e scavalcato in classifica l'Atalanta capace di vincere a Liverpool e la Lazio tornata agli ottavi di Champions dopo 20 anni. Affrontandole tutte in trasferta, dettaglio non di poco conto. Ha la migliore difesa del campionato (9 gol subiti) e un centrocampo di goleador (già cinque, l'ultimo in ordine di tempo è stato Tameze) che sopperisce alle carenze di un reparto offensivo costantemente a mezzo servizio causa infortuni (l'unico ad aver segnato in campionato è stato Favilli). E' settimo in classifica, in piena zona Europa. E' il Verona dei miracoli, che ragionevolmente non potrà ripetere i fasti dello scudetto 1985 ma resta comunque una delle realtà più solide della Serie A.
Gli addii eccellenti
L'avvio sprint dei gialloblù, considerando anche il calendario tutt'altro che morbido (ha già giocato anche con Roma e Sassuolo), ha sorpreso molti addetti ai lavori. Vero, già nella scorsa stagione il Verona aveva dimostrato il suo valore: non la solita neopromossa costretta a barcamenarsi per non tornare in Serie B ma un gruppo assemblato con la giusta dose di giovani di belle speranze – Kumbulla, Pessina – , acquisti azzeccatissimi scovati in giro per l'Europa – Rrahmani, Amrabat – e giocatori esperti, anzi espertissimi – Borini, Pazzini. Ecco: di questi sei giocatori, nessuno è rimasto a Verona in questa stagione. Il presidente Setti ha – legittimamente – deciso di monetizzare al massimo l'ottimo rendimento dei suoi gioielli: 20 milioni per Amrabat alla Fiorentina, 14 per Rrahmani al Napoli, più di 20 nella complessa operazione che ha portato Kumbulla alla Roma. Tanti soldi, di cui solo una piccola parte reinvestiti nel mercato in entrata: le cifre più alte sono state spese per Tameze (3 milioni al Nizza) e Kalinic, unico vero sfizio (da quasi 1,5 milioni netti a stagione) di un mercato estivo molto oculato, fatto nuovamente di tanti prestiti. Tra cui spicca Barak, che sembra tornato quello dei primi tempi di Udine ed è il miglior realizzatore gialloblù (3 gol).
Lazio-Verona 1-2, Tameze firma un nuovo colpo dell'Hellas
di
Francesco Carci
La mano di Juric
Strategie di mercato avallate ma non facilmente digerite dal tecnico Ivan Juric, che a inizio stagione era stato abbastanza aspro nei confronti della sua dirigenza. "La squadra dell'anno scorso era formata da tanti giocatori che erano in prestito e non abbiamo costruito alternative per il futuro", aveva sbuffato prima della Roma, concludendo con un laconico "Non so chi fare giocare" che aveva fatto il giro del web. E dopo il pareggio contro la Juventus: "Non fatemi parlare di mercato, altrimenti mi esonerano".
Con una squadra rivoluzionata, tanti giocatori alla prima esperienza in Serie A e nemmeno il tempo di fare il classico ritiro precampionato, le preoccupazioni dell'allenatore croato erano più che legittime. Eppure, queste reiterate lamentele sono state anche un'astuta mossa per togliere pressione ai giovani su cui Juric sta costruendo il suo nuovo Verona: nell'ultima partita vinta contro la Lazio, l'unico over 30 nell'11 titolare era Miguel Veloso. Il gruppo sembra aver già recepito i cardini del calcio secondo Juric, a partire dalla difesa a 3 e dalla grande organizzazione che ne fanno una squadra fastidiosissima da affrontare. Non pare un eccesso estendere al Verona le parole utilizzate da Guardiola per descrivere l'Atalanta di Gasperini, che è appunto il maestro calcistico di Juric: "Affrontarli è come andare dal dentista".
Verona, Juric: ''Lazio stanca, ne abbiamo approfittato''
I nuovi gioielli
Tra coraggio e necessità, l'allenatore gialloblù non si fa problemi a dare fiducia ai giovani: contro la Lazio, ha mandato in campo dal primo minuto due nati negli anni Duemila, Salcedo e Lovato. A cui si è aggiunto nella ripresa Colley. Proprio Matteo Lovato, difensore classe 2000 acquistato lo scorso gennaio dal Padova per 500 mila euro, è uno dei pezzi pregiati della collezione Verona '20-21: è nel giro della Nazionale Under 21 e su di lui hanno messo gli occhi un po' tutte le big italiane. Qualcuno gli ha anche fatto il prezzo: 20 milioni. Cifre che farebbero girare la testa a molti suoi coetanei. Per questo Juric lo ha strigliato dopo un approccio non ottimale contro la Lazio, minacciando di sostituirlo dopo appena 15 minuti ma elogiandolo a fine gara: "Si è ripreso alla grande, se resterà umile diventerà un grande difensore".
Tra i giovani, occhio anche a Ivan Ilic, 19enne centrocampista che ricorda un racconto di Tolstoj anche se è serbo, cresciuto nella Stella Rossa e arrivato in prestito dal Manchester City. Giovani, ma già con esperienze nelle grandi, sono anche i 23enni Favilli (ex Juve) e Dimarco, in prestito dall'Inter. Funziona tutto bene, al Verona, ma l'ambizioso Juric ha già fatto suonare il campanello d'allarme: "Qui sto benissimo, ma per restare voglio che si crei un progetto: non possiamo continuare a puntare sui giocatori in prestito o l'obiettivo annuale resterà sempre la salvezza". Un orizzonte che gli sta stretto.
I leader dello spogliatoio
Se i veneti sono la miglior difesa del campionato insieme alla Juventus, buona parte del merito è di Marco 'Gatto' Silvestri, che con le sue parate ha portato punti pesanti e ha perfino ipnotizzato sua maestà Ibrahimovic dal dischetto, provocandolo con poche pungenti parole: "L'ultimo rigore prima di questo lo avevi sbagliato, vero?". Risultato: pallone sparato in curva da Zlatan. Ma il simbolo del Verona dei miracoli è probabilmente Mattia Zaccagni, che la maglia gialloblù l'aveva sudata nelle giovanili e in Serie B prima di diventare a 25 anni uno dei punti di riferimento nello spogliatoio insieme ai "vecchietti" Veloso e Di Carmine. A suon di prestazioni brillanti – il consiglio è di guardare e riguardare il perfetto tempismo nell'inserimento e il delizioso controllo in occasione del gol all'Atalanta – lo scorso mese Zaccagni si è guadagnato la prima convocazione in Nazionale da parte del ct Mancini. Se non è un miracolo questo, cosa è?
Commenti recenti