PARIGI. La controversa visita nella capitale francese di Abdel Fatah Al Sisi continua a riservare sorprese. Dopo che si è scoperto che il presidente egiziano ha ricevuto la Gran Croce della Legione d'onore da parte di Emmanuel Macron, ora un gruppo di studenti rivela che l'inaugurazione della Maison de l'Egypte a cui doveva partecipare Al Sisi è stata rinviata più volte e alla fine annullata a causa delle proteste. Il progetto a cui doveva partecipare Al Sisi riguarda il campus della Cité Universitaire, fondazione privata di pubblico interesse, finanziata dallo Stato francese, da Stati esteri e da privati, inclusi tanti ex residenti.
La lettera di protesta
Molti paesi sono rappresentanti in questo gigantesco campus nel tredicesimo arrondissement, anche l'Italia. Al Sisi doveva venire per posare la prima pietra della sua “Maison”, ma l’annuncio dell'evento previsto lunedì scorso ha suscitato l'indignazione nella comunità universitaria. Molti ragazzi giudicavano la presenza del dittatore incompatibile con i valori di tolleranza, richiamati anche nello statuto Cité. Alcuni residenti ed ex residenti italiani hanno inviato una lettera di protesta indirizzata alla direzione della Maison de l'Italie e della Cité, con circa 200 firmatari. Davanti ai rischi di contestazione la delegazione egiziana ha prima deciso di rinviare di un giorno. Quando era previsto l'arrivo di Al Sisi poche decine di residenti della Cité si sono riunite con degli striscioni e dei cartelli con i nomi dei prigionieri politici detenuti in Egitto e delle altre vittime, compreso Giulio Regeni. “La nostra intenzione era quella di formare una catena umana, nel rispetto delle misure sanitarie” racconta Armando Agrisani, dottorando alla Sorbona. “Un numero spropositato di agenti in borghese ci ha circondato, ammassati gli uni sugli altri, e condotti in una zona isolata del parco a forza di spintoni”, prosegue Agrisani.
I filmati in rete
Alcuni dei filmati hanno circolato in Rete, provocando la reazione del presidente della Cité, Jean-Marc Sauvé. “I video possono sembrare scioccanti – ammette Sauvé – ma non mostrano un uso eccessivo della forza. Gli studenti sono potuti rimanere nel campus”. Il presidente della Cité ricorda l'allerta terrorismo sempre in vigore Oltralpe, rafforzata per qualsiasi capo di Stato estero. Il presidente poi aggiunge di capire le rivendicazioni degli studenti. “Ne abbiamo riferito alla delegazione egiziana” dice il Sauvé. E forse, conclude, è anche per questo che alla fine Al Sisi ha deciso di non presentarsi alla Cité Universitaire. Un forfait che gli studenti hanno preso come una vittoria simbolica mentre i responsabili del campus continuano a difendere la necessità di andare avanti con la costruzione di una Maison de l'Egypte. “Il nostro campus ha più di cento anni e si rivolge agli studenti, non agli Stati – spiega il presidente – siamo spesso lodati per la nostra geopolitica particolare, per la capacità di superare i conflitti nazionali o tra paesi qui rappresentati”. L’idea di voler dare una casa agli studenti egiziani non convince gli studenti venuti a contestare Al Sisi. “E' totalmente disonesta – risponde Agrisani -. Ci sono già tanti egiziani alla Cité, sparsi nelle varie residenze. Al contrario, credo che in futuro gli egiziani ostili al regime verranno discriminati alla Cité Universitaire, o peggio sorvegliati per poi essere puniti una volta tornati in Egitto".
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