NAPOLI – Trasformista, altro che integralista. Gattuso sta piacevolmente spiazzando anche De Laurentiis, che lo aveva voluto un anno fa sulla panchina del Napoli per fare un nostalgico salto nel passato, convinto di poter riproporre con Ringhio lo stesso calcio del Napoli di Sarri. L'allenatore calabrese all'inizio della sua avventura sulla panchina azzurra era stato al gioco. "Maurizio è un maestro. L'ho studiato e ho fatto parecchi copia e incolla…". Ma in realtà la restaurazione tecnica è durata solo per qualche mese, giusto il tempo per rimuovere le macerie causate dalla crisi di rigetto per la rivoluzione "ancelottiana", su cui società e squadra avevano scaricato le colpe dell'improvviso blackout della scorsa stagione. Mettendo il resto della polvere (in primis i tormenti dello spogliatoio) sotto al tappeto.
Ma Gattuso è un uomo di calcio e ne ha viste troppe per fermarsi alla superficie. Per questo ha inizialmente assecondato la squadra, restituendo a Insigne e compagni la coperta di Linus del 4-3-3 e dei titolarissimi, che ha aiutato il Napoli ha ritrovare le sue certezze, lasciarsi alle spalle la crisi e vincere la Coppa Italia a giugno. La restaurazione è finita lì, però. Con la nuova stagione sta infatti cambiando tutto, proprio con la regia da trasformista (e non da integralista) del tecnico calabrese. Ringhio infatti ha messo da parte i titolarissimi e sta ricavando il massimo dal turn over, sfruttando nel migliore dei modi la lunghezza del suo organico. Sono inoltre già 6 – record in Serie A – i gol segnati dai giocatori subentrati dalla panchina, con i cinque cambi che sono diventati per gli azzurri un'altra risorsa importante.
di
Marco Azzi
La vera rivoluzione è stata però l'inedita duttilità tattica, con Insigne e compagni che si stanno abituando anche a gara in corso a passare dal prediletto 4-3-3 al più offensivo 4-2-3-1. Il nuovo abito era stato disegnato per Osimhen e la squadra lo sta indossando bene lo stesso, nonostante la lunga assenza per infortunio del bomber nigeriano. Si è visto contro la Sampdoria, con la rete decisiva segnata da Petagna, partito dalla panchina. Adesso la regola è l'imprevedibilità e per la sfida al vertice di San Siro contro l'Inter c'è un ballottaggio tra i due moduli. L'integralismo è passato di moda.
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