L'Inter e l'Europa. Usciti dalle coppe, i nerazzurri sopravvivono nel calcio continentale almeno nelle statistiche. È una consolazione magra, ma un po' consola. La squadra di Antonio Conte è seconda solo al Manchester United, nei cinque principali campionati europei, per punti raggiunti partendo da situazioni di svantaggio. E fra Premier League, Liga, Serie A, Bundesliga e Ligue 1, solo il Bayern Monaco ha una media gol/partita (3,18) superiore a quella dell'Inter (2,64). Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, per usare una delle immagini più care a Conte, sono queste le leve che l'Inter dovrà usare per cercare di scardinare il campionato: carattere e gol.
Senza più le coppe da giocare, lo scudetto sulla carta diventa una missione un po' più possibile. All'allenatore non piace sentirlo dire, ma sa che è così. Nel primo anno sulla panchina della Juve, senza coppe di mezzo, vinse il campionato. Impresa ripetuta nella stagione di esordio al Chelsea. Ed è stato Arturo Vidal, suo pupillo e alter ego in campo, a fare riferimento esplicito allo scudetto dopo lo 0-0 con lo Shakhtar. A vedere l'Inter in campo a Cagliari – in avvio e poi nella seconda metà della ripresa – l'impressione è che a crederci non sia solo il cileno. Il carattere e i gol: così i nerazzurri hanno vinto alla Sardegna Arena. L'allenatore ci ha messo molto del suo, venendo incontro alle più pressanti richieste dei tifosi e dimostrandosi meno rigido di come lo si dipinge: Eriksen in campo dall'inizio, cambi anticipati (Hakimi per Perisic addirittura all'intervallo), poi il famoso piano B finalmente svelato, con la difesa a 4 e il centrocampo a rombo.
dal nostro inviato
Franco Vanni
Che si possa sperimentare contro il Cagliari, e che lo si faccia a secondo tempo inoltrato sotto di un gol, non stupisce. La domanda è: Conte saprà introdurre varianti decisive anche quando la posta in gioco si alza? La gestione del girone di coppa, come giustamente gli ha fatto notare in tv Fabio Capello, dice il contrario. E in generale, l'Inter di Conte soffre le partite cruciali: le due sfide con la Juve della scorsa stagione, la finale di Europa League. La gara di mercoledì col Napoli dirà se la doccia gelida della doppia esclusione da Champions ed Europa League sarà bastata a dare davvero la sveglia. La squadra di Gattuso è forte, grazie a una rosa profonda e alle capacità del suo allenatore. Non fosse stata penalizzata di un punto, sarebbe seconda in campionato a quota 24, al pari dell'Inter. Non avesse perso per 3-0 a tavolino con la Juve, avrebbe forse potuto raggiungere il Milan in vetta a 27. Ma indietro non si torna.
Inter e Napoli s' incontrano dopo un turno in cui il Milan ha rallentato, inchiodato al pareggio col Parma più per sfortuna che per demerito. E pur pareggiando, ha dato la solita dimostrazione di anima, coraggio e organizzazione. La frenata inattesa è l'occasione per chi insegue di non perdere il contatto, preparando il sorpasso. Sia l'Inter sia il Napoli vengono da una striscia di vittorie. Quattro per l'Inter, contro Torino, Sassuolo, Bologna e Cagliari. Tre per il Napoli, con Roma, Crotone e Sampdoria. Una rincorsa su binari paralleli, destinati ora inevitabilmente a incrociarsi. Per entrambe le squadre, quella di San Siro sarà la gara più complicata da qui a Natale. Il Napoli dovrà poi vedersela con la Lazio all'Olimpico, già domenica, mentre l'Inter sarà attesa a Verona il 23 dicembre.
Dopo la trasferta contro la squadra di Juric, per l'Inter arriveranno la pausa natalizia e il mercato di gennaio. Il club nerazzurro, senza più coppe europee da giocare e senza i soldi che portano, dovrà soprattutto cedere: Nainggolan, Vecino, probabilmente Pinamonti, forse Perisic e quasi sicuramente Eriksen. Il danese ieri a Cagliari è partito forte, ha servito a Lukaku una palla meravigliosa di sinistro in corsa, poi s'è spento quando sarebbe più servito e nella ripresa è stato sostituito. Un calo comprensibile, per un giocatore che nelle ultime 5 partite ha giocato appena 16 minuti.
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