Via Torino è un unico assembramento: non si cammina nemmeno, ma ci si lascia semplicemente trascinare da un flusso infinito di persone, sperando che la mascherina faccia il suo dovere. In piazza Duomo si è vista più folla forse solo ai tempi del triplete dell'Inter di Mourinho. Il primo giorno di Milano in zona gialla è insomma così: ad altissima densità umana, per lo meno nelle principali vie dello shopping. Con immagini che, accoppiate a quelle di tante altre città italiane, fanno impressione: tanta gente in giro, distanze azzerate. Ed è per questo che nel giro di poche ore il governo sembra aver invertito la rotta: il premier Conte sta studiando un nuovo dpcm che riporti tutta Italia in zona rossa a Natale. Ma mancano ancora 10 giorni: e sono giorni di shopping, regali e ristoranti e bar aperti.
Coronavirus, Conte studia la stretta. A Natale tutta Italia verso la zona rossa
di
Tommaso Ciriaco
Gli assembramenti nel weekend a Milano e in altre città? "Purtroppo era abbastanza scontato che succedesse, a volte fare la politica vuol dire fare uno 'sporco lavoro' e prendere decisioni che non accontentano tutti. Ma quando sento il commissario Arcuri parlare di "assembramenti irresponsabili" non ci sto, non possiamo dare dell'irresponsabile alla gente. Alla gente si dice cosa si può fare e lo fa. C'era da aspettarsi che una cosa del genere succedesse, se poi dici anche "dal 20 in poi non ti muovi più"… Prendiamoci noi le nostre responsabilità, prendiamo decisioni e poi saremo giudicati per questo". A dirlo è il sindaco di Milano Beppe Sala, collegato questa mattina con Rtl 102.5.
Preoccupazione anche dal governatore Attilio Fontana: "Purtroppo mi rendo conto che questi assembramenti rischiano di mettere in gioco tutta la fatica che abbiamo fatto in questi mesi. Sono stati mesi difficili, adesso quello che viene letto come un via libera rischia di rovinare tutto. Sono un po' preoccupato, anche perchè a gennaio dovrebbe iniziare la fase della vaccinazione contro il Covid, al momento non possiamo permetterci alcuna recrudescenza del virus", ha detto Fontana collegato con Mattino 5. "Confido molto – ha aggiunto il governatore – nei nostri cittadini, credo che si debba ricominciare a far presente che quello che chiediamo non è una limitazione alla loro libertà, ma un'attenzione particolare per evitare che la loro libertà venga ancora limitata in modo più pesante. Dobbiamo fare qualche sacrificio e prestare qualche attenzione in più".
Il racconto di ieri pomeriggio è quello di chi, però, vuole prendersi questi giorni di libertà. "Sicuramente il cambio da arancione a giallo ha attirato molti clienti dai comuni limitrofi – dice Ilaria, addetta vendite di Celio, in corso Vittorio Emanuele II – la strada è piena, anche troppo. Devo dire che non ci sono i fatturati dello scorso anno: la gente spende, ma il budget non è quello che ci si aspetterebbe in giorni normali. Dodici mesi fa però arrivavano anche persone da altre regioni".
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Dunque in giro non ci sono più solo i milanesi, ma anche coloro che fino a sabato non potevano venire in città: "Dopo tutte queste settimane in cui sono rimasto bloccato a Lodi, ora voglio godermi in santa pace una passeggiata al Duomo" racconta Orazio Di Pietro, 37 anni. Identico concetto per una famiglia in piazza Liberty: "Abbiamo girato anche troppo a Cesano Boscone", dice Lucio Di Lorenzo, 44. E la moglie Sonia Zanga: " Siamo appena arrivati, francamente stiamo notando parecchia gente per le vie del centro". È un po' il paradosso della nuova Lombardia in giallo: tutti vogliono andare a Milano, come a voler ritrovare una routine domenicale fatta di molte chiacchiere e tante vetrine, ma poi quasi nessuno sembra essere davvero contento di esserci. D'altronde bisogna fare i conti con il coronavirus, le mascherine, la calca: il risultato è che la normalità di ieri diventa l'anormalità di oggi ed è complicato farci i conti, considerando che ufficialmente ci sono meno restrizioni, ma la comunità scientifica e il governo continuano ad auspicare prudenza nei comportamenti, perché il Covid non è sconfitto.
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Certe consuetudini non cambiano: corso Buenos Aires, per esempio, torna a essere una strada in cui ci sono più automobili che asfalto libero. "Ho impiegato un'ora e mezza solo per trovare parcheggio – spiega Giuseppe Nappi, 40 anni, arrivato con la famiglia da Peschiera Borromeo – ma se non altro la giornata è bella, è bello camminare in queste condizioni". Carla, 22 anni, si muove con due coetanee e non nasconde qualche perplessità: "Io faccio la mia parte tenendo la mascherina e facendo attenzione alle distanze interpersonali, ma c'è veramente troppa gente, non c'ero abituata. Non vorrei che qualcuno abbia interpretato la zona gialla come un liberi tutti: mi preoccupa quello che può succedere da qui a gennaio".
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Sul suo profilo Facebook riflette – ma "a titolo personale, non a nome del Comune" – l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco maran: "Ha davvero senso rischiare una nuova ondata per qualche giorno di shopping e vacanza? Mi sembra chiaro che siamo tutti stufi delle restrizioni e che ora che è aperto (quasi) tutto abbiamo voglia di riprenderci spazi e uscire, a Milano come in tutto il Paese. Infatti le strade di ogni città sono strapiene con assembramenti enormi che, anche se quasi tutti indossano le mascherine, possono creare le condizioni per una terza ondata (o forse solo per il rilancio dell'onda ancora in corso). Sono cose che stanno avvenendo nel pieno rispetto delle norme vigenti perché oggi le voci forti son quelle di chi dice che bisogna riaprire tutto, consentire ogni spostamento, le vacanze invernali, i ristoranti…dando però la sensazione che l'emergenza sia finita portando tutti a stare ammassati nei luoghi solitamente frequentati. Ognuno ha le sue ragioni e necessità, così come chi propone di riaprire e a volte ha le sue convenienze politiche, ma il risultato è che in due settimane possiamo giocarci mesi di sacrifici. Io credo che quello che vediamo sia uno sbaglio, che convenga avere un dicembre tranquillo, limitare fortemente le occasioni di socialità e di shopping massivo, che sia un sacrificio accettabile passare le festività solo con gli affetti più stretti se questo ci consentirà di evitare un inizio del 2021 con restrizioni come quelle che subiamo da ottobre. Penso che oggi le istituzioni debbano concentrarsi sul messaggio principale da lasciare ai cittadini: se non è indispensabile uscire è meglio non farlo".
Il fine settimana è stato col segno più sul fronte degli incassi dei negozianti. "Il confronto con domenica scorsa – dice soddisfatto Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie di Confcommercio Milano – è positivo: mediamente un aumento del 20 per cento. Resta in chiaroscuro il raffronto con il 2019: in alcuni casi, come per esempio in zona viale Montenero, si è però riusciti a recuperare". Fra gli articoli più richiesti bigiotteria, pelletteria, maglie, capi singoli. Secondo Katia Francia, vice responsabile Guess in Buenos Aires, "c'è più gente che va in giro, ma c'è meno gente che acquista, d'altronde i negozi devono pure fare da barriera agli assembramenti – spiega indicando gli addetti alla sicurezza che tengono d'occhio la situazione, pronti a intervenire – si vedono molte più persone provenienti da altri comuni, ma sembrano ancora in attesa. Probabilmente aspettano di arrivare a ridosso del 24 dicembre".Original Article
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