Un polo a tre fra Carige, Monte dei Paschi e Popolare di Bari. Perché? Perché consentirebbe ai marchi di restare separati, non avrebbe praticamente sovrapposizioni e quindi esuberi e avrebbe un costo contenuto rispetto all’ipotesi di unire Unicredit e Mps. Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, riflette sul futuro del sistema alla luce delle prossime mosse del risiko finanziario, partita che in Italia non si ferma mai, e manifesta anche apprezzamento per il lavoro dell’ad di Carige Francesco Guido, sotto la cui gestione la banca è ripartita con «uno scatto di reni». Il tema-Carige si risolverà in un modo o nell’altro nel 2021, quando Ccb, che ha un’opzione riservata per subentrare nel capitale a Fitd, scioglierà la sua riserva.
Sileoni, il risiko bancario è sempre in movimento, soprattutto sul fronte Unicredit. Il Mef spinge per il matrimonio con Mps, ma sembra prendere corpo, in alternativa, un’ipotesi differente, che guarda a un polo fra la banca senese, Carige e Popolare di Bari. Che ne pensa?
«Penso che questa non sia una partita economica e finanziaria, ma politica.
Il Mef vuole comprensibilmente liberarsi del problema prima possibile e anche l’esecutivo è su queste posizioni, ma sono in tanti a spingere affinché a rafforzarsi, dopo le mosse di Intesa, sia anche l’altra banca di riferimento del Paese».
Poi c’è l’Europa che ancora ieri è tornata a chiedere nuove aggregazioni al sistema-Italia…
«Bce ha la stessa esigenza del Mef, quella cioè di risolvere le situazioni più delicate, come già era accaduto per Carige. Io ritengo che sia un errore correre. Questo è il momento di prendersi un po’ di tempo, lasciar passare questa delicatissima fase provocata dalla pandemia e attendere la ripresa economica. Non usiamo il Covid per accelerare i tempi. Mps può restare ancora un po’ da sola, l’ad Bastianini è una persona capace, diamogli la possibilità di provare a uscire dal guado. Anche il territorio vedrebbe con favore una soluzione di questo tipo».
Non c’è anche il rischio che un’accelerazione Unicredit-Mps possa creare problemi di esuberi?
«Eccome se c’è. Su Siena e Firenze si parla del 50% di esuberi. Noi siamo sempre riusciti a evitare licenziamenti, unici in Europa, utilizzando gli ammortizzatori sociali, grazie al Fondo esuberi. Ma se la fusione dovesse davvero creare seimila esuberi si riuscirebbe a gestirli tutti con gli ammortizzatori?»
E se invece si dovesse ragionare sulla proposta Mps-Carige-Bari? Lei si è già espresso favorevolmente…
«Sì, l’ho fatto perché una soluzione di questo tipo eviterebbe innanzitutto uno sperpero di soldi dello Stato.
Unicredit lo ha già detto chiaramente, senza un adeguato sostegno pubblico non può condurre a termine l’operazione-Mps. D’altra parte, anche Intesa era stata sostenuta nell’operazione che aveva portato all’interno del suo gruppo le banche venete. Per Unicredit l’intervento dovrebbe essere attorno ai 5-6 miliardi».
E il polo a tre Mps-Carige-Bari non avrebbe comunque un costo per lo Stato?
«L’operazione si può fare con un quarto di quello ipotizzato per Unicredit-Mps, un miliardo e mezzo, due al massimo. Se si mettono questi soldi sul tavolo si può davvero creare un gruppo importante che avrebbe vantaggi immediati per tutti».
Quali?
«Intanto l’unione di queste tre banche si farebbe lasciando liberi i marchi di muoversi sui loro territori di riferimento. E poi non ci sarebbero praticamente sovrapposizioni, con un numero molto limitato di esuberi. Io credo che non sia difficile, se lo si vuole, trovare la formula giusta».
Non possiamo dimenticare però che Ccb, oggi azionista all’8,3% di Carige, ha un’opzione riservata per rilevare le quote di Fitd e diventare il nuovo azionista di riferimento.
«Ma certo, si dovrà attendere la decisione di Ccb, che ha passato il primo step e che ne ha altri due, entro fine 2021. Stiamo a vedere. Di certo, sotto la gestione Guido, Carige ha avuto uno scatto di reni, grazie anche al forte senso di appartenenza dei dipendenti e al rapporto fiduciario con la clientela che non ha lasciato la banca nel momento più difficile. Carige può restare ancora un po’ da sola, Guido sta lavorando bene e ha già realizzato il 70% del piano industriale».
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Fabi
Lando sileoni segretario nazionale
Sotto la gestione
Guido la banca ha avuto uno scatto di reni
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k La sede di Banca Carige
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