Si preparano dei mesi piuttosto caldi per i contribuenti, dato che, come riportato da ItaliaOggi, saranno in tanti quelli costretti a ripresentare entro i primi 3 mesi del 2021 la propria certificazione unica, pur avendo usufruito di quella precompilata fornita dalla Agenzia delle Entrate. Insomma, di chiunque sia l'errore, non certo del cittadino che ha effettuato la solita prassi, a pagare sarà sempre e comunque Pantalone.
A finire nel mirino sono disoccupati, pensionati e cassintegrati (circa 620mila in totale), a cui l'Inps sta provvedendo, come dichiarato, ad inviare la nuova certificazione per l'anno 2020 che annulla quella precedente e la sostituisce. Il motivo? Il fatto che "le somme certificate non corrispondono a quelle effettivamente erogate o trattenute nel 2019", spiega l'Istituto.
I contribuenti che stanno ricevendo in queste ore la nuova documentazione saranno tenuti ad inviare nuovamente la loro dichiarazione e ad avvalersi del ravvedimento, così da non rischiare di risultare inadempienti ed attivare quindi la macchina degli accertamenti fiscali: e tutto questo perchè i termini di presentazione sono oramai scaduti. "Ci scusiamo per l'eventuale disagio arrecato, ma ciò le permetterà di presentare la dichiarazione dei redditi sulla base di una Certificazione Unica corretta", comunica l'Inps al contribuente in una lettera di accompagnamento alla nuova certificazione. Non considerando che i disagi arrecati non sono "eventuali" ma certi, specie per chi si è mosso per tempo proprio per evitare di incappare nella ghigliottina del Fisco. La cosa più ridicola è che a scampare il pericolo non saranno neppure coloro i quali hanno fatto affidamento sulla certificazione precompilata, anch'essa errata."Qualora intenda avvalersi della dichiarazione precompilata fornita dall'Agenzia delle Entrate, dovrà, ove necessario, modificarne il contenuto sulla base della Certificazione Unica rettificata", spiega l'Istituto nazionale di previdenza sociale.
Questo terremoto ha, come prevedibile, scatenato il caos anche nei Caf e nei professionisti che hanno fatto da intermediari nell'invio delle dichiarazioni, e che dovranno porre ora rimedio per evitare contestazioni del Fisco ai loro clienti.
Per quanto riguarda nello specifico la tipologia di errore, essa non è stata resa invece nota. L'Inps si è infatti limitato a spiegare che la "rettifica si è resa necessaria per integrare, sostituire o correggere i dati della precedente Certificazione Unica, nella quale le somme certificate non corrispondevano a quelle effettivamente erogate o trattenute dall'Inps nel 2019". Solo da un confronto tra la certificazione inviata e quella corretta sarà possibile individuare le imprecisioni che potrebbero costare care ai pur incolpevoli contribuenti.
Oramai i termini di presentazione sono scaduti ed a rimanere percorribile è la via della "dichiarazione tardiva" o della "omessa dichiarazione". Nel primo caso la presentazione deve avvenire entro 90 giorni dal termine ultimo (10 marzo 2021), nel secondo si va ancora oltre. La dichiarazione tardiva si può effettuare tramite ravvedimento operoso, con pagamento di una sanzione ridotta di 25 euro. Tuttavia, se alla tardività nell'invio si aggiunge quella del pagamento delle tasse (o se queste sono inferiori a quanto dovuto in realtà dopo la correzione), allora andrà versata anche la sanzione prevista per l'"omesso versamento".
Per cercare di spegnere il fuoco delle più che giuste polemiche, l'Inps ha aggiunto ancora:"Nel 2020, l'Inps ha rilasciato 19.600.000 certificazioni ad altrettanti beneficiari di prestazioni previdenziali. Di queste, come accade normalmente ogni anno, circa il 3% (620.000) è stato corretto per effetto di cause diverse sopravvenute successivamente al rilascio della certificazione originaria" "Nel corso del mese di novembre, a tutti quei beneficiari che non hanno prelevato a rettifica della CU, circa 128.000, l'Istituto ha recapitato la consueta comunicazione di variazione", conclude l'Istituto.
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