Chi emette più CO2? Certamente i più ricchi. E in una proporzione inimmaginabile: l'1% della popolazione mondiale più ricca produce il doppio dei gas a effetto serra del 50% della popolazione più povera. Il dato, impressionante, è tra i tanti contenuti nell'annuale Emission Gap Report pubblicato dall'Unep, il Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite. Una edizione particolarmente attesa quella del 2020, uscita a ridosso del quinto anniversario degli Accordi di Parigi. Che conferma un quadro drammatico, lasciando però intravvedere qualche segnale di speranza. Tra le cattive notizie contenute nel rapporto, quella secondo cui la pandemia da Covid-19 nel lungo termine avrà un impatto minimo sul riscaldamento globale: è vero che a causa dei lockdown le emissioni di carbonio sono diminuite del 7%, ma questo nel 2050 si tradurrà in una frenata del global warming di appena 0,01 gradi centigradi.
Se però i Ricoveri Plan varati dalle nazioni per uscire dalla crisi economia innescata dal Covid si ispireranno davvero ai criteri della sostenibilità e della transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, allora, prevede l'Unep, entro il 2030 ci potrà essere un calo del 25% delle emissioni e entro fine secolo l'innalzamento delle temperatura potrebbe essere contenuto entro i due gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Un valore che rappresenta il "piano B" degli Accordi di Parigi, secondo i quali si sarebbe dovuti rimanere entro 1,5 gradi e comunque ben al di sotto dei 2 gradi. Senza interventi drastici ci avviamo invece a raggiungere nel 2100 un innalzamento di circa 3 gradi centigradi. Con conseguenze disastrose.
Ma il dato che colpisce di più è quello del "gap" di emissioni, appunto, tra ricchi e poveri. Secondo il rapporto dell'Onu, il 10% di chi ha reddito più alto a livello mondiale utilizza circa il 45% di tutta l'energia consumata per il trasporto terrestre e circa il 75% di tutta l'energia impiegata per il trasporto aereo, valori che crollano rispettivamente al 10% e al 5% se invece si considera il 50% più povero delle famiglie mondiali.
Per rispettare gli Accordi di Parigi (limitare il riscaldamento a 1,5 gradi entro la fine del secolo) gli esperti hanno calcolato che ogni abitante della Terra entro il 2030 dovrà emettere in media 2,5 tonnellate di CO2. Il che significa che i più poveri potrebbero persino triplicare i loro consumi attuali, mentre il 10% più ricco del Pianeta dovrebbe emettere un decimo di quanto fa adesso. E alle élite, a quel 1% di ricchissimi, toccherebbe ridurre i propri consumi addirittura di un fattore trenta.
Una redistribuzione della ricchezza (e delle emissioni) difficile da mettere in pratica senza incontrare resistenze formidabili. E che spiega, meglio di tante analisi scientifiche e tecnologiche, perché gli Accordi di Parigi, salutati nel 2015 come un grande successo della comunità internazionale, a cinque dal decollo fatichino ancora a prendere quota.Original Article
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