È sicuramente più vicino a Verdi — quando ne La forza del destino ci dice: «Chi può legger nel futuro? » — piuttosto che a Foscolo, per il quale «anche la speme,/ ultima dea fugge i sepolcri». «Qui invece serve speranza»: Riccardo Muti non ha dubbi, se prova a immaginare come sarà "L’anno che verrà". È lui che apre oggi la seconda giornata del festival di Repubblica, intervistato dal direttore Maurizio Molinari, online sul nostro sito a partire dalle 17, che citando un classico di Lucio Dalla si intitola proprio così, per rispondere a una domanda che tutti ci facciamo: e ora che cosa ci aspetta?
«Aspetto con ansia il momento di tornare a dirigere, negli Stati Uniti, dopo questa lunga assenza», confessa il maestro, che è il direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra. Perché in tutti questi mesi in cui siamo rimasti senza contatti «qualcosa ha mutato il nostro modo di vivere e di essere. Noi siamo cambiati: e tutto questo si riversa nella musica». Accade sempre quando si affronta il dolore. Né potrebbe essere altrimenti: l’orchestra in fondo è una famiglia e «ora è una famiglia disgregata », si rammarica. «Ma quando torneremo a esibirci di nuovo dal vivo, finalmente riuniti, anche l’esecuzione musicale sarà diversa. Forse più profonda, forse più drammatica».
L’unico (grande) timore a offuscare la fiducia nell’anno che ci aspetta, dice il maestro, è che «aver chiuso i teatri ha allontanato inevitabilmente il pubblico. E ci ha fatto abituare all’idea che si può vivere anche senza cibarsi spiritualmente della musica». Ma non può continuare così.
L’altra preoccupazione è rivolta alla mancanza di teatri in Italia: in realtà ci sarebbero, ma molti sono stati chiusi, anche prima del Covid. «Intere regioni sono senza orchestre, ed è gravissimo in un Paese che ha fatto la storia della musica più di tanti altri. Questi teatri vanno riaperti e dati in mano ai giovani» è l’appello di Muti, che dal 2004 lavora alla testa di giovani brillanti musicisti, prima con l’Orchestra Cherubini, che ha fondato e dirige, e dal 2015 anche con la Riccardo Muti Italian Open Academy. «Nei loro occhi leggo una domanda. Non la dicono, ma io la vedo: cosa sarà del nostro futuro? Non dobbiamo deluderli».
E cosa sarà dell’immediato futuro ce lo racconta anche Carlo Cottarelli che, intervistato oggi da Francesco Manacorda, prova a fare letteralmente i conti con quello che ci attende. Domani invece è la nuova America targata Biden a essere messa sotto ai riflettori: a immaginare la stagione che si sta per aprire oltreoceano, con inevitabili riflessi anche da questa parte dell’Atlantico, è lo scrittore americano Nathan Englander, cresciuto a New York, salvo una parentesi in Israele, in dialogo con Maurizio Molinari.
Mentre sarà la Parigi di Anne Hidalgo, sindaca della città, ad aprire il dibattito sulle metropoli che cambiano volto, messa a confronto con la Milano di Beppe Sala. E sempre le nostre città, che dopo il Covid non saranno più le stesse — non lo sono già più, trasfigurate come sono dai divieti imposti dal distanziamento sociale — diventano protagoniste dei racconti che arrivano direttamente dalle redazioni locali di Repubblica: approfondimenti video che, ogni giorno, puntano l’attenzione su un evento che si realizzerà nel corso del 2021 in città, in uno scambio ideale tra locale e globale.
Si parte oggi con Genova — dove si attende l’inaugurazione del Giardino della memoria sotto al nuovo ponte, in ricordo delle vittime del crollo del Morandi — e Torino, mentre domani tocca a Bari e alla riqualificazione del quartiere romano di San Lorenzo, a due anni dall’omicidio della sedicenne Desirée Mariottini che qui si è consumato. Ma nei prossimi giorni, sotto la lente di ingrandimento, passerà tutta la Penisola.Original Article
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