Dopo le maglie più strette sui respingimenti decise dalla nuova linea del nuovo decreto sicurezza, a confermare questa impostazione è stata nelle scorse ore anche la Cassazione. È stata infatti depositata la sentenza che il 12 novembre ha accolto la richiesta da parte di un cittadino pakistano destinatario di un'ordinanza di rimpatrio.
I rimpatri dei migranti e il loro allontanamento dai Paesi di accoglienza possono rappresentare un 'vulnus' – si legge nella sentenza depositata della sesta sezione civile della Corte di Cassazione – una lesione dei diritti umani fondamentali che connotano il radicamento dello straniero nel paese di accoglienza".
La vicenda risale ad alcuni anni fa, quando un uomo originario del Pakistan è stato raggiunto da un'ordinanza di rimpatrio decretando quindi l'espulsione dal nostro Paese. Il cittadino pakistano ha però fatto ricorso, parzialmente accolto dalla corte d'appello di Milano: "Vi è la sussistenza di gravi motivi umanitari che impediscono il rientro", scrivevano nel 2019 i giudici del capoluogo lombardo.
I membri della Cassazione hanno confermato questo orientamento, chiedendo l'opportunità di rimettere l'esame del caso nelle mani delle Sezioni Unite: "La vulnerabilità può scaturire dallo sradicamento del cittadino straniero – si legge ancora nel documento depositato nelle scorse ore dai giudici della Cassazione – che col tempo abbia trovato nel paese ospitante una stabile condizione di vita, da intendersi riferita non solo all'inserimento lavorativo.
"Si rende necessario valutare – hanno poi proseguito i giudici – se l'allontanamento del paese di accoglienza e, quindi, lo sradicamento da una condizione di vita stabile e di completa integrazione sotto ogni profilo possano configurarsi come eventi concorrenti ad integrare la fattispecie di vulnerabilità perché produttivi della privazione dei diritti fondamentali".
L'orientamento della Cassazione non costituisce comunque una novità, visto che nelle sentenza sono stati citati precedenti analoghe prese di posizione della Corte, nonché principi contenuti nella Convenzione Europea dei diritti umani. Non solo: i giudici hanno fatto riferimento anche alle novità apportate dai nuovi decreti sicurezza.
In particolare, sono stati citati i passaggi relativi al nuovo meccanismo della protezione speciale. È stato però specificato come la nuova disciplina non può assolutamente trovare "immediata applicazione ai giudizi di Cassazione pendenti, ma solo ai procedimenti in corso davanti alle Commissioni territoriali, al questore e alle sezioni specializzate dei tribunali".
L'orientamento sancito dalla sentenza della Cassazione è destinato ad incidere e a dar manforte al nuovo corso politico in tema di respingimenti. Da ora in avanti, sia per i nuovi decreti sicurezza che per il preciso orientamento giurisprudenziale installatosi nel nostro Paese, respingere i migranti sarà molto più difficile rispetto al recente passato.
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