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Maggioranza in bilico, il Senato ingovernabile per Conte ora è un problema politico

Prima era un problema soltanto di numeri, ora rischia di diventare un grosso problema politico: al Senato la maggioranza si è fatta incerta per Giuseppe Conte. I malumori renziani rappresentano una minaccia concreta. I Cinquestelle perdono i pezzi, ieri quattro addii alla Camera, e non si escludono altre fughe o comunque insubordinazioni anche a palazzo Madama. La sponda Pd sta venendo meno, i rapporti col partito di Nicola Zingaretti sono logorati, basta leggere l'intervista ad Andrea Orlando oggi su Repubblica.

Scontro nel governo

Governo, Orlando: “Conte deve condividere le scelte: servono nuove figure di raccordo con i partiti”

di

Giovanna Vitale


I sondaggi non arridono più a Conte, come durante la prima ondata, la malagestione di fronte alla seconda ha lasciato molte scorie. Prova di questa difficoltà è il dietrofront sugli spostamenti a Natale. Un cedimento agli umori dei social, ma soprattutto ai renziani, e al centrodestra, che da giorni suona la grancassa contro la stretta. C'è poi un problema nel problema con il capogruppo dei democratici, Andrea Marcucci, che su molte misure adottate di recenti, a cominciare dai nodi principali nell'ultimo Dpcm è stato in pieno sintonia con i renziani, al cui gruppo appartiene storicamente.

Covid, governo senza i numeri in Senato. Conte cambia il decreto Natale

di

Carmelo Lopapa


Matteo Renzi è convinto di poter pilotare una crisi senza finire nel burrone delle elezioni anticipate. Con un duplice obiettivo: rovesciare Conte e cambiare assetti. Non è detto che gli riesca. Più probabile che debba accontentarsi di un robusto rimpasto, e che poi si vada avanti con l'avvocato-premier. Ma finché questo processo non si esaurirà, Conte ballerà e rischia il Vietnam al Senato, dove ogni provvedimento sarà esposto alle bizze di Italia Viva, delle convulsioni grilline e dei malumori crescenti nel Pd. E pure il soccorso dei vari responsabili, ogni volta diversi, ogni volta da persuadere, lo espone a continue contrattazioni. Se non risolve il problema politico rischia di trovarsi davanti a un sentiero strettissimo. Non si fa molta strada così. Anche il secondo governo Prodi cadde al Senato. E si andò a votare nell'aprile 2008.

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