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Lasciatemi piangere anche chi è discutibile

Caro Serra, sono disposta a perdonare a lei e a tutti gli amanti del calcio (compresi quelli che mi tocca sopportare giornalmente) il dolore per la morte di Maradona. Ma chiedo a lei e a tutti coloro che ne hanno scritto e parlato se siete disposti a ricordare il dolore e i danni che questa persona ha procurato nel corso della sua esistenza. Siete pronti a dichiarare che Maradona è stato anche un evasore fiscale e un cocainomane frequentatore di criminali? Per ironia della sorte è morto proprio nel giorno dedicato alla violenza contro le donne, lui che non rispettava né le donne che frequentava né i numerosi figli che non riconosceva se non dopo lunghe battaglie legali. Siete disposti a dichiarare che Maradona, come giocatore, valeva certamente il massimo dei voti con lode ma, come uomo, meno di zero?
Franca Volante
Sono passati diversi giorni dalla morte di Maradona e dal lutto planetario che l’ha accolta. Quando questa rubrica sarà in edicola si saranno attenuati,
e per fortuna, i pigia-pigia urlanti e l’orgia di retorica che sono l’inevitabile corollario di questi momenti. Tra i più tristi spettacoli che ho in memoria, due funerali incomparabili (quello di Mario Merola a Napoli, quello di Khomeini a Teheran) mi sono rimasti impressi per il fanatismo morboso della folla. Detto questo, non mi sembra che i media, nel loro complesso, abbiano omesso di ricordare che, se il campione fu immenso, la persona fu assai discutibile. Ma è stato detto da molti, e condivido, che la fragilità dell’uomo, e la sua condotta tutt’altro che esemplare, non riescono a offuscare la fantastica dimensione del campione quasi iper-umano. Capisco che questa contraddizione, che vale anche per un lungo elenco di artisti formidabili, eppure persone discutibili o addirittura detestabili, possa non essere accettata da molti. Infatti anche altri lettori mi hanno scritto per confutare il mio lamento in morte di Maradona (tu quoque, Serra!).
Armando Rabaglia scrive: «La sua eccezionalità sembra includere anche il disonesto gol con la mano contro l’Inghilterra, col risultato che un evidente fallo è stato addirittura trasformato in un evento miracoloso: Dio stesso avrebbe guidato mano e pallone. Cosa sarebbe successo se un fatto del genere fosse stato compiuto da un qualsiasi altro giocatore?». Maria Rosaria Luongo scrive: «Per me le icone sono Gino Strada, Luciana Segre, Roberto Saviano, Mimmo Lucano. Ma "il popolo è una bestia varia e grossa" (Tommaso Campanella). Considerate le sue frequentazioni (droga e camorra), l’evasione fiscale, il mancato riconoscimento, per decenni, del figlio napoletano, per me Maradona è n’omme ‘e niente e non capirò mai che ci sia di così strabiliante in uno che sa dare calci a un pallone». Gianfranco Palumbo scrive: «Capisco che il calcio è un abissale contenitore catartico di frustrazioni e delusioni di masse che vanno allo stadio per vedere
la loro squadra vincere… ma tutto questo non ha niente a che vedere con un tossicodipendente smisurato, alcolizzato, frequentatore di orge sessuali
e di criminali camorristi, evasore fiscale e seminatore di figli illegittimi. Per farne un Santo, ce ne vuole». Mariarita Di Lorenzo scrive: «Era la giornata contro
la violenza sulle donne e due di loro erano appena state uccise. Maradona che muore stravolge un po’ tutto e il Post del Tg2 è interamente dedicato a lui.
La giornalista, un po’ a disagio, ha rammentato che di quel giorno, in quei venti minuti, rimaneva solo il colore rosso da lei indossato».

Leggi tutte le lettere a MICHELE SERRA
Riconosco a questi lettori delle buone ragioni. Ma devo aggiungere che a volte il torto si prende le sue rivincite. Io so perfettamente, quando strabilio per i gol
di Maradona, che non è stato un uomo sobrio, né ragionevole, né giustificabile. Ma strabilio lo stesso, forse perché vedo la perfezione scaturire dalla mperfezione, e specialmente dalla più grave delle imperfezioni, che è nascere povero, crescere arricchito e cafone (capita a parecchi poveri), machista come molti sudamericani e in specie i sudamericani del popolo. Dal letame nascono i fiori, disse il poeta. Ecco. È un poco questa, la storia di Maradona. È stata raccontata per filo e per segno, senza nascondere la miseria, senza dimenticare la gloria.

Sul Venerdì dell'11 dicembre 2020

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