È stato un po' come scartare un pacco dono sapendo già qual è il regalo. Zero effetto sorpresa, dalla Bce in versione Santa Claus. Nessun "Wow" fanciullino, semmai un po' di delusione di fronte a quel rispetto millimetrico e ragionieristico delle attese reso plasticamente ieri dalla risalita dell'euro sopra gli 1,21 dollari e dalla fredda reazione da parte delle Borse (Milano -0,25%, Euro Stoxx600 -0,27%). Insomma, quasi un compitino privo di sussulti incanalato sul binario del Pepp (il piano di acquisti contro l'emergenza pandemica), la cui potenza di fuoco viene aumentata di 500 miliardi, con un'estensione temporale a marzo 2022 e un allungamento sino alla fine del 2023 del capitale rimborsato sui titoli in scadenza. L'altro braccio di intervento è a favore delle banche attraverso il potenziamento delle Tltro grazie a tre aste aggiuntive fra giugno e dicembre del prossimo anno. Confermati i 20 miliardi mensili del quantitative "targato" Draghi, fermi i tassi chiave.
Francoforte ha deciso di non forzare la mano con le misure non convenzionali, evitando in particolare di inserire nel proprio "basket" i junk bond, una mossa già compiuta dalla Federal Reserve. A sentire Christine Lagarde (in foto) non c'era bisogno di osare così tanto: la Bce ha "buoni motivi per ritenere che a fine 2021 sarà raggiunta una sufficiente immunità di gregge tale da consentire all'economia di tornare a funzionare normalmente". Eppure sono poco confortanti le stime sulla velocità della recovery, visto che il Pil salirà solo del 3,9% nel 2021 (+5% nelle previsioni di settembre), a parziale compensazione del 7,3% perso quest'anno. D'altra parte, non c'è stata la temuta piegatura sul versante dei falchi indicata da alcune indiscrezioni. La concessione dei nuovi stimoli non sarà vincolata all'accettazione degli aiuti europei come forma di pressione da esercitare sull'Italia, contraria al Mes, e su Spagna e Portogallo, inclini a rifiutare le risorse del Recovery Fund.
Il governo Conte può quindi tirare un sospiro di sollievo, visto che 80 dei 500 miliardi aggiuntivi del Pepp saranno riservati all'Italia e che il pacchetto natalizio contribuirà a tenere sotto controllo lo spread Btp-Bund (ieri sceso a quota 113) e alleggerire i tassi dei titoli di Stato, i cui rendimenti sono già in negativo per i Buoni poliennali fino a 5 anni, vicino allo zero sui 7 anni e positivi dello 0,4% sui decennali. Per quanto la seconda ondata di coronavirus e le sue ricadute sull'economia stiano mantenendo ferma la barra della politica monetaria sulla rotta degli allentamenti quantitativi, prima o poi il processo di normalizzazione dovrà prendere le mosse. Non a caso, Christine Lagarde ha lanciato ieri un paio di avvertimenti. Il piano di acquisti sarà sì ricalibrato "se la pandemia non sarà finita nel marzo 2022", ma l'estensione di nove mesi del Pepp è stata "il frutto di un compromesso"; inoltre, la sua dotazione di 1.850 miliardi "non deve necessariamente essere utilizzata integralmente". In pratica, l'ala dura del board si sta facendo sentire. Poi, l'ex numero uno dell'Fmi si è rivolta direttamente ai governi: "Attenti al cliff effect (caduta dal burrone, ndr) quando si ritireranno le misure di sostegno all'economia". Come dire, fatevi trovare pronti.
Nell'immediato, le preoccupazioni riguardano l'inflazione, "bassa in maniera deludente" anche per effetto del rafforzamento dell'euro. "Il tasso di cambio non è un nostro obiettivo, ma esercita pressione al ribasso sui prezzi. Quindi monitoriamo e continueremo con grande attenzione il suo andamento". La Bce prevede che il carovita dovrebbe crescere dello 0,2% quest'anno, dell'1% nel 2021, dell'1,1% nel 2022 e dell'1,4% nel 2023. La battaglia, non solo contro il Covid, è ancora lunga.
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