Mercoledì sera, poco dopo le 21, una donna è arrivata al pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi di Catania. Nella sua auto c’era una giovane in fin di vita. È deceduta qualche ora dopo, i medici non hanno potuto fare nulla. Ylenia Bonavera aveva 24 anni, era originaria di Messina. È un giallo la sua morte, ma ci sarebbe la droga sullo sfondo di una giovane vita travagliata.
Ylenia è risultata positiva a un mix di cocaina e alcol. Però, mercoledì sera, è accaduto anche dell’altro. La giovane ha incontrato delle persone in via della Concordia, presto è nata una lite. All’improvviso, Ylenia si è accasciata. In ospedale, i medici le hanno trovato una ferita alla spalla destra, sotto la clavicola.
Probabilmente determinata da un coltello. In un video, consegnato alla polizia da un cittadino, si vede una donna che colpisce Ylenia. Sarà l’autopsia a svelare la causa della morte, in una serata fra droga, alcol e una lite furibonda, «per motivi banali», raccontano i testimoni sentiti dagli investigatori della squadra mobile diretta da Marco Basile. Una storia di giovani persi fra le strade del quartiere di San Cristoforo, il cuore del centro storico più degradato di Catania.
Tre anni fa Ylenia era stata già protagonista di una brutta vicenda. L’allora fidanzato, Alessio Mantineo, aveva tentato di darle fuoco, cospargendola di benzina. Era stato arrestato, ma lei l’aveva difeso, nonostante le ustioni pesanti riportate: «Non è stato lui», urlava in ospedale. I giudici non le credettero, Mantineo venne condannato a 10 anni, che sta scontando in carcere. E pure la vittima finì sotto accusa, per favoreggiamento e falsa testimonianza. « Il processo era iniziato il 27 novembre — racconta l’avvocato della giovane, Rosaria Chillè — la prossima udienza sarebbe stata a marzo. Sono sconvolta per quello che è accaduto».
Ylenia si era trasferita a Catania, per ricominciare una nuova vita. «Sembrava serena», dice ancora l’avvocato Chillè. Ma negli ultimi tempi qualcosa la turbava. Martedì Ylenia aveva scritto un lungo sfogo su Facebook: «Che dire, il mondo è impestato di gente con un solo scopo… la vera amicizia non esiste… c’è mancanza di rispetto, ci sono tradimenti, tragedie… È un mondo perso ed è brutto, io di una persona mi devo fidare ed al giorno d’oggi so per certo che è impossibile».
Sono parole che assomigliano molto a quelle di Noemi Ocello, la trentaduenne palermitana stroncata probabilmente da un overdose sabato pomeriggio. Parole di solitudine e di rabbia. Dentro città diventate dei baratri. Ylenia era fuggita da Messina dopo l’aggressione del fidanzato, per qualche tempo era stata ospite di una casa famiglia, poi era approdata a Catania. Aveva anche provato a trasferirsi a Salerno. Continuava ad essere una donna in fuga da brutte storie. E scriveva su Facebook: «Accanto a me voglio persone sincere, positive e rispettose per come sono io. Pretendo di ricevere attenzione; io non sono perfetta e neanche santa, ma non mi mancano quei requisiti».
Continuava a cercare un lavoro in qualche locale, non c’era riuscita. «Era comunque una persona gioiosa e piena di vita — racconta un’amica — ma si imbatteva ancora in difficoltà e persone negative».
Tre ore prima di morire, Ylenia aveva fatto una diretta Facebook: si sente cantare mentre guida per le strade di Catania, la radio ad alto volume, accanto a lei un’amica. Niente faceva presagire il peggio. Ora, sotto quel video, ci sono i messaggi di tanti amici. E non ci sono solo parole di affetto, ma anche parole di rabbia contro qualcuno: «Pagherà chi ti ha fatto del male», scrive un’amica. Chi ha colpito Ylenia? E perché? Qualcuno sa, ma ancora non racconta tutta la verità alla polizia.Original Article
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