A 21 anni Francesca Baroni è il prospetto più interessante del nostro ciclocross. Domenica, a Ferentino, lei e la sua compagna di squadra Gaia Realini si giocano una buona fetta del Giro d’Italia. Francesca ha vinto tre delle cinque tappe finora disputate, è in maglia rosa, in fiducia e le sue gambe girano fortissimo. La scorsa settimana ha vinto una gara drammatica a Nalles, nella neve. Francesca è sorda dalla nascita. A Nalles ha chiuso senza forze e dopo il podio è tornata al camper sulle spalle del suo allenatore. La sua foto ha fatto il giro del web. La cerchiamo per un’intervista attraverso il suo direttore sportivo alla Selle Italia-Guerciotti, Vito Di Tano. “Certo, le do il numero della mamma, Francesca non può rispondere alle domande per telefono, deve vedere il labiale delle persone che gliele fanno”. Cerchiamo una soluzione. “Ci fa piacere” risponde la signora Alessandra, “ci mandi le domande via email, e appena Francesca torna dall’allenamento le mandiamo le risposte”. Eccole.
Ci racconti la sua storia: come è nata la passione per il ciclismo?
“Vivo a Bozzano, una frazione del comune di Massarosa, vicino Viareggio. Mi sono diplomata in ragioneria col massimo dei voti, dopodiché ho deciso di provare a dedicarmi a tempo pieno alla mia principale passione, il ciclismo. Come è nato il tutto? Grazie a un mio “innamoramento” per Ivan Basso che ho conosciuto nel 2006, anno in cui ha vinto il Giro d’Italia, seguivo le sue gare in tv, chiesi ai miei genitori di provare anch’io ad andare in bici e così… eccomi qua!
Perché il ciclocross?
“Il ciclocross l’ho conosciuto in occasione di una tappa del Giro CX che si è svolta a Lucca, nel 2010, ero G5, sarei passata dopo un anno esordiente, c’erano un sacco di acqua e di fango, provai il percorso con la mia mountain bike e mi dissi che “quella roba” faceva per me e così piano, piano ho iniziato. Sto già correndo la mia decima stagione nel cross”.
La disabilità non l’ha scoraggiata: è stata quella la molla che l’ha spinta verso lo sport?
“Direi di no. Sicuramente serve qualche accorgimento in più, ma avendo iniziato a correre all’età di 6 anni ormai per me tutto è normale, è come se la bicicletta e il mio corpo fossero una cosa sola”.
Ha un codice gestuale condiviso con i tuoi allenatori?
“Chi mi conosce ormai sa che basta uno sguardo o un semplice segno e a volte in gara riesco a capire anche se mi viene detto qualcosa, ormai chi mi segue sa come mi si deve rivolgere, niente di speciale, niente di prestabilito. Comunico con Vito Di Tano e con mio padre, e non uso l’apparecchio acustico perché potrebbe rovinarsi. Non mi sono mai sentita diversa dalle altre ragazze, né le mie avversarie mi hanno fatto sentire tale. È un bell’ambiente, il nostro”.
Cosa è successo in gara e a fine gara, a Nalles?
“A Nalles direi che è andata bene, ho vinto! A parte il risultato ottenuto, già da quando siamo arrivati la sera prima, mi sono resa conto che sarebbe stata una gara particolare, non capita tutti i giorni di correre sulla neve ed in più sotto una fitta nevicata, è stata dura ma ha avuto il suo fascino, il paesaggio e la situazione che si era creata erano stupendi e alla fine è andata anche bene. Ho corso tranquillamente tutto il tempo della gara, era molto freddo ma mi ero scaldata bene prima della partenza e durante la corsa non ho avuto nessun tipo di problema, ma non appena mi sono fermata, dopo l’arrivo, mi si sono bloccati i piedi, sicuramente una reazione dovuta alla circolazione sanguigna. Non riuscivo a scaldarli, vista anche la bassa temperatura e ad appoggiarli per terra e così mi hanno aiutato a raggiungere il camper della squadra, come documentato dall’ormai famosissima foto. Ho fatto una doccia calda e dopo neanche mezz’ora tutto è tornato alla normalità, per mia fortuna”.
Quali sono i suoi obiettivi? Hai già avuto contatti con la nazionale? Un pensierino ai Mondiali lo sta facendo?
“Il mio obiettivo principale è quello di cercare di fare sempre il massimo, non si devono avere rimpianti, penso che se uno lavora bene, piano piano arrivano anche i risultati. Con la nazionale ho già corso diverse gare, tra cui Mondiali, Europei (è stata settima nell’ultima edizione a Hertongebosch, migliore delle azzurre) ed alcune prove di Coppa del Mondo, indossare la maglia azzurra è sempre un’emozione particolare. Il livello all’estero è molto alto, così c’è sempre da lavorare molto per cercare di ambire ad un buon piazzamento anche in ambito internazionale, l’importante è provarci sempre e così io cerco di fare ogni volta che mi si presenta l’occasione”.
Le piacerebbe provare con la strada?
“Pratico strada già da diversi anni, anche quella mi piace molto, mi appassiona e anche in questo caso spero ancora di migliorare per potermi confrontare al meglio e ai massimi livelli con le big”.
Qual’è la cosa che più le piace del ciclocross?
“Del ciclocross mi piace tutto, non c’è una cosa in particolare, io l’ho sempre definito un ‘’amore’’ per me, le sensazioni che mi fa provare sono uniche, indescrivibili. Quando si dice passione si dice tutto".
Ha un pensiero ricorrente mentre pedala e fa fatica in gara?
“Durante la gara penso a tutta la fatica che faccio durante gli allenamenti e provo ogni volta a mettere in pratica tutti i miei sforzi, cercando di ottenere sempre il risultato migliore. Anche restare concentrati è importante per evitare di fare errori che possono costare caro”.
Ha altre passioni, oltre al ciclismo?
“Mi piace leggere e guardare film ma, ad essere sincera, devo dire che nel tempo libero cerco sempre di riposarmi e recuperare energie. Anche viaggiare non mi dispiace, è sempre bello scoprire posti nuovi! In estate approfitto della sua vicinanza per andare qualche volta al mare, anche se mi hanno sempre detto che mare e bici non vanno molto d’accordo…”.Original Article
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