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Beppe Sala, missione giovani e ricostruzione: i pilastri da cui partire per la nuova corsa a sindaco di Milano

Sarà l'elemento chiave che, nella sua testa, dovrà tenere insieme tutto: la strategia elettorale, la composizione della squadra che lo accompagnerà sino al voto, della sua lista civica e della eventuale giunta. E poi i progetti del programma destinati a diventare in caso di vittoria gli obiettivi principali del mandato bis e persino, sì, dell'orizzonte a cui appendere il futuro di Milano. Perché, certo, se Beppe Sala verrà riconfermato, il traguardo naturale di un percorso partito con Expo saranno le Olimpiadi 2026. Un altro gancio a cui appendere la ricostruzione post Covid. Ma per capire davvero che cosa sarà quella "fase nuova" della città che il sindaco si è candidato a guidare bisogna ripartire dalla Milano a cui, questa volta, vuole davvero parlare: la Milano dei più giovani e di coloro che devono ancora avere un'opportunità di farcela.

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Alessia Gallione


È un cambio di prospettiva quasi obbligato da una pandemia che ha travolto tutto, quello che ha in mente Sala. Ma quella che potremmo chiamare la constituency su cui questa volta ha deciso di puntare è rappresentata anagraficamente dalle nuove generazioni, socialmente da quanti sono ancora "affamati" di voglia di avere un'occasione e geograficamente dalla vitalità della Milano- metropoli dei quartieri con i servizi a 15 minuti di distanza. Una Milano che si incrocia anche con la "giustizia sociale" di cui parla e con la volontà di guardare alle comunità straniere che rappresentano parte dell'energia della nuova città. È così che i fili si riannodano. Di giovani, appunto, il sindaco vuole circondarsi durante la campagna e, se i milanesi gli riaffideranno Palazzo Marino, in giunta. Il suo, di futuro, ha raccontato a quanti hanno condiviso le riflessioni sulla ricandidatura, lo vede un po' così: essere un tutor di una squadra in cui far crescere i suoi "delfini". Ma con questo sguardo intende anche costruite le priorità. Perché parlare ai giovani e di giovani vuol dire immaginare la città dei prossimi dieci o vent'anni e vuol dire soprattutto parlare di transizione ambientale – il perno della sua lista civica formata da under 35 – , di casa, di lavoro. E di innovazione.

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In fondo è anche così che Milano è cresciuta: moltiplicando studenti universitari, residenti, cervelli. Una forza centripeta che, dice il fondatore di Talent Garden ( 23, in sette diversi Paesi) Davide Dattoli, rischia di essere frenata. Il suo, chiarisce, non è un "giudizio politico". Ma, racconta, "negli ultimi cinque anni, Milano è stata il baricentro dell'innovazione in Italia perché è riuscita ad attrarre talenti venuti qui anche dall'estero a creare migliaia di startup in qualsiasi campo. Con il Covid, però, a questi stessi talenti è stato detto: potete anche lavorare dalle spiagge di Palermo". Chiunque immagini di aprire una nuova fase, dice, " dovrà riuscire a trattenere queste energie. Solo con una popolazione giovane e affamata si può guardare al futuro, ma la sfida dovrà essere quella per risolvere il costo della casa, aumentare il verde e la qualità della vita".

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Alessia Gallione


E della possibilità di avere " una casa dignitosa", insieme "al lavoro" e alle necessità di cambiare volto "ai quartieri che vivono ancora situazioni difficili", è anche una priorità che disegna su un altro fonte il direttore di Caritas ambrosiana Luciano Gualzetti: " La Chiesa collabora con tutti chiedendo di mettere al primo posto i poveri. Con l'amministrazione abbiamo affrontato questioni gigantesche come le migrazioni, il rapporto tra centro e periferie, la volontà di non lasciare indietro nessuno " . Tutte contraddizioni di una città, che il Covid ha fatto emergere. Ed è questo per Gualzetti che ora servirà più che mai: " Nell'amministrazione ho visto lo sforzo di porsi obiettivi che andassero oltre il semplice consenso elettorale. Bisogna continuare a non avere paura di guardare in faccia, con coraggio, i problemi".

Il virus, ha raccontato un'indagine coordinata dal docente di Sociologia politica della Statale Paolo Natale, non ha fatto crollare la fiducia nei confronti del sindaco: sembra ancora lì, aggrappata al 63 per cento.

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Alessia Gallione


Ma la pandemia resta un'incognita. Per vincere, ha spiegato Natale, Sala "dovrà dimostrare di poter essere il sindaco della ricostruzione, coinvolgendo il più possibile i vari settori della società nell'elaborazione dei progetti per la Milano che verrà". E "confronto" è quello che chiede il segretario della Camera del Lavoro Massimo Bonini. Sì, ha detto, "la ricandidatura di Sala è una buona notizia. Ma nei prossimi mesi rischiamo un crollo occupazionale senza precedenti e per Milano bisogna fare di più. Meglio. Insieme". Il sindaco, ragionano nel centrosinistra, dovrà fare anche questo: "rimotivare" universi e settori stremati dall'emergenza. Dalla cultura al sociale a tutto ciò che ruota(va) attorno al turismo. Compresa quella Milano delle Week che, dice la fondatrice di Superstudio Più Gisella Borioli, "magari cambiata, ma non dovrà essere dispersa". Lei ci crede perché "Sala ha già dimostrato di saper sollevare una città che prima di Expo era grigia". E il mondo delle professioni? Una certa borghesia continuerà a credere in lui, è convinto l'ex banchiere Pietro Modiano. Che al sindaco riconosce soprattutto un merito: "Ha sempre tenuto la barra dritta sull'idea di città accogliente".

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Ma alla fine, quel cambio di prospettiva alla base della nuova fase, per Piero Bassetti dovrà incrociare anche un'altra dimensione. Il primo presidente di Regione Lombardia ha dedicato il suo ultimo libro – "Oltre lo specchio di Alice" – alla rivoluzione "dei parametri dello spazio e del tempo "innescata dalla pandemia. L'esempio è la Prima della Scala: "Il 7 dicembre non è stato più dei milanesi e dello spazio fisico del Piermarini ma è diventato di tutti nello spazio fisico della tv". Per Bassetti il compito di Sala sarà questo: "Rappresentare gli interessi dei milanesi in uno spazio che deve essere vasto come il Nord Italia se non come tutto il Sud dell'Europa. La sfida di Milano deve essere tenere botta nel colloquio con Merkel non con Conte. Ma Sala, che fa parte della rete dei sindaci internazionali del C40, è uno dei pochi che sa che cosa sia il potere dell'oltre".Original Article

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