Tra i film thriller con contaminazioni horror, un posto d'onore lo occupa senz'altro The Strangers, pellicola che andrà in onda questa sera alle 21.10 su Italia 2. Uno degli aspetti più terrificanti del film scritto e diretto da Bryan Bertino è il suo ispirarsi a eventi reali di cronaca nera. Perché, sebbene il regista abbia detto di essersi ispirato a un aneddoto della sua infanzia, The Strangers deve molto a un pluriomicidio avvenuto nel 1981 nel Keddie Resort della California.
The Strangers, la trama
Kirsten (Liv Tyler) e James (Scott Speedman), dopo aver partecipato al matrimonio di un loro amico, decidono di fermarsi nella loro baita per riposarsi. I due sono costretti a una convivenza piena di tensione: James, infatti, ha da poco chiesto la mano di Kirsten. Quest'ultima, però, ha risposto negativamente alla proposta, accendendo le insicurezze del suo fidanzato.
Alle quattro del mattino, però, la loro finta tranquillità viene interrotta dall'arrivo di una donna che chiede di una misteriosa Tamara. I due non possono immaginare che quella strana richiesta di informazioni si trasformerà ben presto in un vero e proprio incubo. La coppia, infatti, verrà tenuta in ostaggio, picchiata e ben presto i due capiranno che gli sconosciuti sono determinati a ucciderli per il semplice gusto di farlo.
Gli omicidi del Keddie Resort e le altre ispirazioni del film
Come viene raccontato dall'Internet Movie Data Base, il regista di The Strangers raccontò che quando era bambino uno sconosciuto bussò alla porta della sua casa, chiedendo di una persona che non abitava lì. A quanto sembrava, lo sconosciuto utilizzava il metodo del bussare alle porte per scoprire se c'erano persone in casa. In caso contrario, insieme ai suoi complici, irrompeva nelle abitazioni per derubarle.
Tuttavia, al di là di questa ispirazione personale, la trama di The Strangers ha elementi in comune con quelli che sono noti come gli Omicidi di Keddie. In essi persero la vita quattro persone. Come racconta il sito Killer Della Storia, l'allora trentaseinne Glenna Sharp – da tutti chiamata Sue – aveva affittato la stanza numero 28 al Keddie Resort, un insieme di bungalow a prezzi stracciati.
Nell'aprile del 1981 Sue, che si stava separando dal marito, decise di passare in quella stanza due mesi insieme ai cinque figli, nella speranza di potersi ricostruire una vita. Nel resoconto del massacro fatto da Auralcrave, si legge di come il 12 aprile 1981 la figlia di Sue, Sheila, tornando a casa dopo un pigiama party, trovò i cadaveri di sua madre, di suo fratello John e della sua amica Dana Hall Wingate. Lo spettacolo che si aprì davanti ai suoi occhi fu raccapricciante: i mobili erano stati brutalmente distrutti, tutte le pareti erano sporche di sangue e i tre cadaveri legati con nastro adesivo e fili metallici.
Come se non bastasse, mentre Sue e John portavano i segni di percosse con un martello e di ripetuti accoltellamenti, Dana apparve morta per strangolamento. Gli altri figli di Sue, Rick e Greg, insieme all'amico dodicenne Justin – che aveva passato la notte nella stanza 28 – riuscirono a scampare alla strage solo perché si trovavano nella stanza da letto. La sorella più piccola di Sheila, Tina, non era più nella stanza e rientrò tra le persone scomparse dove rimarrà fino all'aprile 1984 quando i suoi resti veranno ritrovati insieme a molti altri vicino a Camp Eighteen, sempre in California.
Naturalmente il massacro portò le autorità locali a iniziare immediatamente le indagini. Si cominciò proprio interrogando i tre che erano riusciti a sopravvivere alla notte dell'orrore, anche perché i vicini di casa di Sue affermarono di non aver visto né sentito nulla. Sarà proprio il piccolo Justin a dare un primo identikit degli assassini.
È sempre Auralcrave che spiega come il bambino sia stato sottoposto a una seduta di ipnosi durante la quale ha raccontato di essersi svegliato a causa dei rumori e di essere andato in salotto, dove aveva visto Sue discutere con due uomini, poco prima del rientro di John e Dana. Gli identikit forniti dal bambino portarono la polizia a concentrarsi su due persone: Martin Smartt, il patrigno di Justin, e un suo amico, John "Bo" Boubede. I due uomini attirano subito i sospetti delle forze dell'ordine: sospetti che sembrano farsi più fondati quando Martin Smartt afferma di non riuscire più a trovare il suo martello. Tuttavia il massacro non offrì prove sufficienti per procedere all'arresto dei due sospettati, facendo sì che il caso di questo brutale quadruplice omicidio resti ad oggi ancora del tutto irrisolto.
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