Andreas Dengel, del German Research Center for Artificial Intelligence, non sembra particolarmente ottimista. Guardando alla corsa allo spazio e all’uso dell’Intelligenza artificiale (Ai) per scandagliare i dati, gli sembra evidente che l’Europa stia rimanendo indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. Il professore di informatica, 59 anni e tre figli, si è fatto conoscere nel campo della nuova economia spaziale con una ricerca intitolata Eurosat: A novel dataset and deep learning benchmark for land use and land cover classification uscita tre anni fa.
“I dati che arrivano dai satellitari sono una parte dell’equazione”, racconta alla vigilia della sua partecipazione alla fiera dedicata alla New space economy, l'Nse Expoforum. “Noi ad esempio abbiamo anche scandagliato i social network. Pensiamo ad un cataclisma naturale: si possono unire le immagini e le informazioni che arrivano dallo spazio dai satelliti, alle foto e alle emozioni pubblicate dalle persone colpite online. Sono pezzi diversi ma che formano un unico mosaico che evolve in tempo reale sia con l’osservazione da terra sia con quella dal cielo. E ovviamente analisi del genere si possono fare solo con l’uso di algoritmi capaci di processare masse enormi di informazioni”.
Perché non viene fatto in pianta stabile?
“I dati dei satelliti sono solo in parte gratuiti e per quel che riguarda i social bisogna ovviamente avere l’approvazione dei colossi del web. Per questo non esiste ancora un servizio simile che funzioni universalmente. Eppure avrebbe un’utilità immediata”.
Come avete usato l’intelligenza artificiale nell’osservazione della Terra?
“Per classificare il terreno individuando le zone industriali, i fiumi, le foreste, le città e perfino le baraccopoli in modo da poter misurare ogni cambiamento. Nel caso di un fiume che tracima, queste analisi riescono a fornire un quadro esatto di dove intervenire nelle zone che sono davvero a rischio. Ora stiamo pensando ad una classificazione più precisa arrivando al tipo di coltivazione e lo stato di salute sia delle acque sia delle piante. Lo facciamo grazie ai dati raccolti dai satelliti all’iperspettrali. Ne stiamo parlando con l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) dove l’uso della Ai è basso, per quanto strano possa sembrare. Ma di nuovo il punto non è solo quel che arriva dai satelliti, ma riuscire ad incrociare l’osservazione dall’alto con quella dal basso”.
di
Claudio Gerino
Come mai, mentre negli Usa nascono perfino piattaforme cloud come Azure Space, da noi le cose si iniziano a muovere solo adesso?
“Perché in Europa alcuni Paesi bloccano la cooperazione e le sinergie, facendoci perdere terreno. Si va per priorità nazionali non capendo che le vere priorità si giocano ormai a livello europeo dovendo fare i conti con Usa e Cina. Dovremmo poi lavorare molto sull’educazione: parlo spesso con i miei figli. Hanno accesso a tutto e vengono sommersi da informazioni che li influenzano. La mia impressione è che non ci sia in generale, dal microscopico della famiglia al macroscopico delle istituzioni, nessuna autentica coscienza di quale sia la vera partita dei dati”.
Quale sarebbe?
“Le faccio un esempio: Baidu in Cina fornisce i dati che raccoglie con il suo motore di ricerca a parecchie startup per farle sviluppare e per partecipare al loro sviluppo. Si crea così un ecosistema virtuoso attorno ai dati. E’ solo un esempio per dire che dovremmo fare lo stesso con i dati dai satelliti uniti a quel che possiamo raccogliere a terra. C’è poi il problema delle infrastrutture: server, cloud e potenza di calcolo. E su questo fronte qui da noi sono risorse disponibili in quantità minore. Il risultato è che altrove un settore privato che lavora sui dati satellitari esiste da anni facilitato da colossi che sono nati sulle informazioni digitali. In Germania come in Italia l’industria automobilistica raccoglie dati, ma si tratta di un settore che non vive di quello e di conseguenza li sfrutta molto parzialmente”.
di
Jaime D'Alessandro
Sta succedendo la stessa cosa nella nuova economia dello spazio?
“La corsa allo spazio è sotto gli occhi di tutti e sarà una delle chiavi principali per comprendere la Terra. Non solo cosa c’è ma come e perché certi fenomeni accadono influendo negativamente sul pianeta e la nostra società. E di nuovo tutto questo si fa solo attraverso applicando sistemi avanzati per l’analisi delle informazioni”.Original Article
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