La Corte d'appello di Milano ha confermato le condanne a 9 anni di carcere per l'ex giocatore del Milan Robinho e per un suo amico, Ricardo Falco, per violenza sessuale di gruppo su una ragazza, avvenuta in una discoteca di Milano nel 2013.
Ancora guai per Robinho. Dopo la sospensione del contratto con il Santos, il club paulista aveva deciso l'esclusione dalla rosa del calciatore in attesa della sentenza, si chiude nel peggiore dei modi la lunga storia giudiziaria che ha coinvolto il calciatore brasiliano, che vestì la maglia del Milan nel quadriennio 2010-2014.
I giudici della prima sezione della Corte d'appello di Milano hanno confermato la condanna a nove anni di carcere per violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza, all'epoca dei fatti 22enne, avvenuta nel gennaio 2013 in una discoteca di Milano. Pena confermata, sempre a 9 anni, anche per il suo amico Ricardo Falco. Accolte dunque le richieste del sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser, che aveva chiesto la conferma delle due condanne, smontando nel suo intervento le quattro consulenze tecniche prodotte dalla difesa di Robinho, tra cui una con foto tratte dai social e che puntava a dimostrare che la ragazza era solita bere alcolici e un'altra sulle condizioni psicofisiche della giovane.
Il caso
Il 22 gennaio del 2013 la ragazza stava festeggiando il compleanno in un locale milanese, il Sio Cafè, in compagnia di alcune amiche. Nella discoteca c'era anche Robinho con la moglie e degli amici, almeno cinque, secondo le ricostruzioni. A un certo punto il calciatore era uscito per accompagnare a casa la consorte per poi tornare da solo nel locale dove erano rimasti i suoi amici in compagnia della ragazza albanese, che nel frattempo era stata lasciata sola dalle amiche. A quel punto un bicchiere tira l'altro, l'euforia che prende la testa e la ragazza si ubriaca. Per il pm furono gli altri a farla ubriacare con ''modalità insidiose e fraudolente'', offrendole da bere fino a farla diventare ''incosciente e incapace di opporsi''. Una serata di bagordi che terminò con la violenza di gruppo, feroce e squallida nel guardaroba del locale. Un'esperienza terribile per la giovane, che a distanza di quasi quattro anni, scrivono i giudici della nona penale di Milano ha mostrato "ancora i segni" di una "trauma psichico".
Dopo i fatti Robinho preferì non aspettare in Italia l'esito del processo e nonostante avesse ancora due anni di contratto col Milan, fece precipitosamente ritorno in patria. Un anno sempre con la maglia del Santos, una breve parentesi in Cina, ancora Brasile nell'Atletico Mineiro e poi l'anonima avventura nel campionato turco. In attesa di questo verdetto che, nonostante lo scontato ricorso in Cassazione, chiude con ogni probabilità nella maniera più turpe la carriera del talento brasiliano.
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