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Regeni, i genitori di Giulio: “Niente ci ferma, la nostra lotta è diventata di civiltà per i diritti umano”

ROMA – "Nessuno avrebbe pensato di arrivare dove siamo oggi. Oggi è una tappa importante per la democrazia italiana e per l'Egitto. Niente ci ferma. La nostra lotta di famiglia è diventata una lotta di civiltà per i diritti umani, che è come se agisse Giulio. Giulio è diventato uno specchio che riverbera in tutto il mondo come vengono violati i diritti umani in Egitto ogni giorno". Così Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, in conferenza stampa alla Camera commenta la chiusura dell'inchiesta della procura di Roma contro chi torturò e uccise suo figlio.

Regeni, la procura di Roma chiude l'inchiesta: quattro 007 egiziani verso il processo


"Non una festa, ma una giornata importante per la democrazia italiana e non solo", aggiunge Deffendi, stanca anche della "retorica della madre e del dolore della madre. Le madri, come i padri, sono dei cittadini e hanno dunque diritto di rivendicare verità e giustizia per i loro figli" sottolinea.
"Chiediamo rispetto per Giulio e la sua figura. No libri, film o canzoni che pretendano di raccontarlo. Solo noi possiamo farlo, nessuno pensi di cannibalizzare la sua figura", continuano i genitori del ragazzo rapito la sera del 25 gennaio 2016 e il cui corpo martoriato fu trovato nove giorni dopo, lungo la strada che collega Alessandria a Il Cairo.

Giulio Regeni seviziato nella stanza 13: "Era legato con catene di ferro e portava i segni delle torture"

di

Carlo Bonini


Chiediamo alla commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento, sulla tortura e sull'uccisione di Giulio Regeni – chiede ancora Paola Deffendi – di fare chiarezza sulle responsabilità italiane". "Cosa è successo – domanda – nei Palazzi italiani da quel 25 gennaio al 3 febbraio?. Come mai Giulio, un cittadino italiano, non è stato salvato in un Paese che era amico e che continua ad essere amico? Tutti gli italiani che vanno all'estero possono sentirsi sicuri?". "Quando parliamo di responsabilità italiane – chiarisce la donna – ci riferiamo a quelle che mio marito ha chiamato zone grigie".
Quel marito, Claudio Regeni, che come l'avvocato di famiglia, Alessandra Ballerini, chiede oggi il richiamo dell'ambasciatore italiano in Egitto. Da quando nel 2017 è stato rinviato
l'ambasciatore italiano durante il governo Gentiloni "uno degli scopi era la ricerca di verità e giustizia per nostro figlio Giulio. Purtroppo questo punto è stato messo in secondo piano – aggiunge il padre di Giulio – dando priorità alla normalizzazione dei rapporti tra Italia ed Egitto e a sviluppare i reciproci interessi in campo economico, finanziario e militare, vedi la recente vendita delle fregate, e nel turismo, evitando di affrontare qualsiasi scontro. L'atteggiamento dell'ambasciatore Cantini è una chiara dimostrazione di tutto ciò".
Da più di un anno i contatti tra il governo italiano e la famiglia Regeni si sarebbero interrotti. Dall'esecutivo "ci auspichiamo a una cambio di rotta che non si intravede all'orizzonte. Pur con le parole di solidarietà e di circostanza non lo vediamo nei fatti" accusano i due genitori. "Presidente Conte che sta facendo per la verità su Giulio? E il ministro degli Esteri Di Maio? I rapporti bilaterali con l'Egitto sono divenuti sempre più un'amicizia" proseguono. Poi un appello alla stampa: "Lavori sull'Egitto, racconti l'Egitto, così aiutiamo anche il popolo egiziano. Fate giornalismo investigativo, chiedete ai politici 'cosa state facendo?'.Original Article

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