Promessa sposa di un connazionale a neppure 14 anni nonostante il suo cuore battesse forte per un compagno di classe italiano. Per volere del padre: un 50enne, originario dello Sri Lanka, finito sotto processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. La storia arriva da Lecce dove una ragazza, integrata con il tessuto sociale del posto, ha avuto la forza e il coraggio di ribellarsi alle leggi del suo paese rifiutando un matrimonio combinato impostole dal padre sin dall’infanzia con un connazionale di 16 anni.
E un paio d’anni fa, nel 2018, decise anche di praticare atti autolesionistici sul proprio corpo per dimostrare la sua avversione ad un mondo che non sentiva suo non appena il padre le tolse il telefonino. E per diversi mesi, su diposizione del Tribunale per i Minori, è stata anche ospite in un istituto per suore prima di ricongiungersi con la sua famiglia solo di recente. Per un paio d’anni la ragazza sarebbe rimasta in balìa di un genitore despota e autoritario che avrebbe voluto gestire la sua vita secondo le leggi del paese di origine.
La minore, però, si è ribellata. È il 2018 quando si confida con un’insegnate a cui rivela tutta la sua frustrazione e angoscia perché il padre l’avrebbe promessa sposa già da anni ad un suo connazionale. In quel periodo il suo cuore batte forte per un compagno di classe. Un amore corrisposto ma che la giovane non può vivere liberamente per la ferma opposizione del padre.
L’insegnante, raccolta la confidenza dell’alunna, non perde tempo e inoltra una segnalazione ai servizi sociali. Tempestivamente il Tribunale per i Minori dispone l’immediato trasferimento della ragazza in una comunità per suore. Il padre, però, non si arrende. Vuole far crescere la figlia secondo la cultura del suo paese di origine e organizza la cosiddetta “festa del menarca” per celebrare, secondo le tradizioni cingalesi, il passaggio all’età fertile della ragazza. Il giudice minorile interviene prontamente e blocca la partecipazione della ragazza alla festa perché avrebbe potuto rappresentare l’occasione ideale per rendere ufficiale la promessa vincolante per la legge cingalese.
Anche tra le mura domestiche il carattere irascibile dell’uomo avrebbe costretto a lungo il resto della famiglia a vivere nella paura e nel terrore. Tanto che gli altri due figli maggiorenni per sottrarsi a quelle umiliazioni fisiche e psicologiche già da tempo hanno abbandonato la casa familiare per trasferirsi all’estero. Ora l’uomo è finito sul banco degli imputati. Difeso dall’avvocato Paolo Spalluto è atteso in aula il 5 marzo del 2021 quando i giudici dovranno pronunciarsi su un'eccezione sollevata dalla difesa.
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