Da più di ottant'anni è sinonimo di "vocabolario di greco". "Il Rocci", pubblicato per la prima volta nel 1939 dall'omonimo gesuita ed edito dalla Società editrice Dante Alghieri, è entrato nell'immaginario collettivo di tutti gli alunni dei licei classici e non solo. Ma pure ai "monumenti" càpita di cadere. E così è successo sulla pagina Facebook dell'ultima edizione del vocabolario che tre giorni fa ha pubblicato una "card", scelta anche come immagine di copertina, in cui spiegava la parola "Gineconomo": "Magistrato in Atene e in altre città greche, ispettore o sorvegliante dei costumi, dell'abbigliamento, delle donne". Fino a qui tutto bene, si direbbe.
Peccato che nella stessa "card" sotto alla definizione compariva un commento: "Dagli antichi Greci abbiamo solo da imparare…". Con un chiaro riferimento alla presunta necessità di un controllo sul vestiario femminile. In poche ore sono piovute centinaia di reazioni e di commenti, rimbalzati tra Facebook, Twitter, Instagram e chat.
Una battuta? Uno scivolone? Una provocazione? Una fiammata di ironia? A molte e molti è apparso piuttosto come un commento sessista, volutamente censorio sui costumi, gli eventuali eccessi, le abitudini o gli abiti delle donne che poco ha a che fare con la tradizione del Rocci e la sua diffusione nelle scuole, dove acquista sempre più peso l'educazione alle differenze e alla parità dei generi in un Paese in cui ancora oggi una donna su tre è vittima di diverse forme di violenza, da quelle più pesanti e visibili a quelle psicologiche, fino alle discriminazioni.
Di fronte a tante reazioni indignate, i responsabili della comunicazione della Dante Alighieri, e dunque anche della pagina Facebook, hanno deciso di rimuovere l'immagine dalla bacheca (pure se lo stesso post si trova ancora nella galleria di foto) scrivendo un commento, un po' ironico anch'esso: "Su gentile richiesta abbiamo rimosso il post che ha urtato molte sensibilità!".
Una parziale marcia indietro, insomma, ma niente scuse: "Scusarci di che? – rispondono a Repubblica dalla casa editrice – Se io posto un'immagine di colore rosso e a qualcuno non piace, magari la rimuovo ma mica chiedo scusa". Non esattamente lo stesso esempio. "Quelle schede – spiegano dalla comunicazione – fanno parte di un libricino agile che abbiamo acquistato e stampato e che si chiama Rocci's greatest hits (autore: Enrico Beccari, ndr) che racchiude le definizioni più strane e divertenti del nostro vocabolario con una osservazione scherzosa. In passato le abbiamo già postate, ma nessuno ha mai alzato questo polverone scatenato da un paio di commenti piccati, alcuni anche molto volgari e offensivi, tra centinaia, invece, divertiti".
Tra un "vi amo" e un "siete geniali" ci sono però valanghe di "vergogna", "che delusione", "come si fanno a scrivere ancora queste cose nel 2020?", "chiedete scusa", "c'è un sessismo imbarazzante", "in che millennio siamo", "non vi rendete conto di quanto sia dannoso".
Divisi, in parte, anche i grecisti. Matteo Nucci, scrittore ed ex finalista al Premio Strega, commenta: "L'infelice commento su Facebook probabilmente è stata una trovata pubblicitaria. Per il resto, la storia è quella che è – risponde all'Adnkronos – Che la parità tra uomo e donna sia recente lo sanno anche le pietre. Ma le donne non sono nell'antica Grecia personaggi di secondo piano. Omero legge con gli occhi delle donne. Penelope è l'unica che sa come interpretare i sogni perché ha una intelligenza diversa da quella maschile, in grado di cogliere la verità dell'irrazionale. Ed Elena nell'Iliade è il simbolo della memoria".
"L'idea di volere giudicare il passato con gli occhi del presente è un grosso errore", risponde Stefano Zecchi, professore ordinario di Estetica presso l'Università degli Studi di Milano, che liquida come "provocazione compiaciuta" il comportamento del social media manager. Per molti e molte però è la caduta di un mito. Quello greco.Original Article
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