Abbattere la fauna selvatica è uno "stato di necessità" e quindi per farlo è possibile uscire dal proprio Comune di residenza, anche nei giorni in cui è vietato, sparando liberamente a cinghiali, cervi, caprioli, cornacchie nere e grigie, gazze, volpi e minilepri.. Lo chiarisce la Regione Piemonte in una nota inviata alle prefetture, alle province e ai comprensori faunistici nella quale – a integrazione dei chiarimenti che riguardano le attività consentite dalle norme anti Covid, pubblicate dal ministero dell'Interno e dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – spiega infatti che "fermo restando lo svolgimento delle attività di contenimento e controllo faunistico, si considera "stato di necessità" lo svolgimento dell'attività venatoria al di fuori del Comune di residenza o abitazione e all'interno dell'ambito territoriali di caccia o comprensorio alpino di residenza venatoria, dell'azienda faunistica di appartenenza, purché rispettando le norme anti covid, quindi indossando la mascherina e mantenendo la distanza di sicurezza.
di
Mariachiara Giacosa
Quindi in Piemonte, già da oggi, nonostante i divieti previsti per le zone arancioni, è possibile uscire dal proprio Comune di residenza per l'attività venatoria e sarà possibile anche nel giorno di Santo Stefano, che cade di sabato: non i giorni di Natale e di Capodanno solo perché saranno di venerdì che, assieme al martedì, è giorno di "silenzio venatorio". Lo "stato di necessità" arriva dopo il primo tentativo andato a vuoto che proponeva il "liberi tutti" per la caccia, nonostante il Covid, in quanto "sport individuale"
Ed è possibile perché il contenimento della fauna selvatica si configura come "stato di necessità, al fine di limitare i danni alle colture, nonché mitigare il potenziale pericolo per la pubblica sicurezza e per conseguire l'equilibrio faunistico venatorio". Già nelle scorse settimane l'assessorato all'agricoltura aveva interpellato il governo per consentire lo svolgimento della caccia anche durante le settimane di "zona rossa" e arancione, quando è vietato uscire dai confini del proprio comune se non per lavoro o necessità, senza però ottenere risposta.
di
Carlotta Rocci
Da qui la decisione di una circolare autonoma diffusa ieri, ma destinata a far discutere. Sul fronte dei favorevoli si schiera Coldiretti: "Finalmente riprende l'attività venatoria. E' necessario che venga prolungato il periodo durante il quale l'attività di prelievo è consentita, sia da parte delle squadre autorizzate sia dei cacciatori singoli, attraverso una modifica all'attuale calendario venatorio" sostengono i vertici dell'associazione di agricoltori.
"E' incredibile prestarsi a fornire le interpretazioni autentiche pur di permettere la caccia in questo periodo – attacca il consigliere regionale del Pd Daniele Valle – Una dimostrazione in più di dove ha la testa la giunta e per quali priorità, persino nel pieno della pandemia".
La caccia era uno dei punti del programma del centrodestra al governo. Nei mesi scorsi è stata modificata la legge che era stata approvata dal centrosinistra di Sergio Chiamparino, ampliando il numero delle specie cacciabili, comprese alcune specie di piccola fauna alpina, e si è consentito l'uso delle strade chiuse ai mezzi di coloro che svolgono la caccia al cinghiale nel periodo venatorio che possono in questo modo avvicinarsi più agevolmente alle zone dove si svolge l'attività venatoria.
"Di fronte ai gravi danni in agricoltura causati dagli ungulati e ai numerosi incidenti stradali, a causa della presenza di cinghiali, è necessario attivare con tempestività le azioni di contenimento della fauna selvatica: è una problematica seria che non può essere ignorata", sottolinea il vicepresidente della Regione, Fabio Carosso. Per l'assessore all'Agricoltura e caccia Marco Protopapa "siamo di fronte un problema di sicurezza pubblica, per le quali è necessario permettere alle Regioni di impiegare anche risorse volontarie".
"Come se i cacciatori fossero medici e infermieri, la Regione Piemonte concede alle doppiette una deroga alle limitazioni di spostamento fra Comuni – dice Mario Salizzoni, vicepresidente Pd del Consiglio regionale – La caccia alla fauna selvatica è dunque una priorità superiore alla salute pubblica. Ora è chiaro che il sovrappopolamento di cinghiali sia un problema, ma davvero si pensa di affrontarlo al grido 'doppietta libera!'? Oltre ad essere un assunto ideologico, mi pare anche controproducente: quando si spara ad un branco di cinghiali, è dimostrato che se ne uccide uno o al massimo due, gli altri fuggono impazziti. In rete trovate filmati di caccia al cinghiale con le armi più sofisticate, che dimostrano quanto dico. Mi pare che esistano ben altre categorie o situazioni meritevoli di deroga. La caccia può aspettare".
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