Joseph Ratzinger ha creato la figura del pontefice emerito, ma la novità introdotta non è condivisa da tutti nella Chiesa. Benedetto XVI ha chiarito il perché della sua scelta temopo fa, in una lettera destinata al cardinal Walter Brandmueller. il teologo tedesco voleva, istituendo il pontificato emerito, evitare che si facesse "confusione". Perché così sarebbe stato chiaro che il Papa è uno solo ed è Francesco.
Non tutti, però, concordano. Qualcuno pensa che alcuni dettagli stilistici abbiano causato proprio del caos all'interno degli ambienti ecclesiastici. Altri ritengono che un pontefice dimissionario debba perdere il diritto di parola. Non da oggi alcuni consacrati premono affinché la figura del pontefice emerito sia normata per mezzo di regole precise. Anche per scongiurare che in futuro qualcuno possa di nuovo parlare di due "papi".
Le voci si rincorrono da qualche anno: più o meno ogni volta che Benedetto XVI dice la sua in pubblico, qualche teologo esibisce argomentazioni contrariate. L'ex pontefice – si è detto anche questo – aveva promesso il silenzio. In realtà, Joseph Ratzinger non ha mai giurato su niente che riguardasse il tacere. In Vaticano si è discusso pure di riforma del pontificato emerito. Poi non se n'è fatto più niente. Adesso però la questione è tornata d'attualità per via delle considerazioni messe nero su bianco dal cardinal George Pell, l'australiano che Bergoglio aveva scelto per guidare la Segreteria per l'Economia prima che uno scandalo travolgesse il lavoro del porporato.
Il cardinale George Pell, dopo tutti i gradi di giudizio, è stato dichiarato innocente. La prigionia cui è stato costretto è già entrata di diritto nella storia quale esempio di martirio o persecuzione secondo alcuni cattolici. Pell è un conservatore e, in ottica di schieramenti vaticani, un ratzingeriano. Per questo il fatto che proprio l'australiano abbia riflettuto su come si debba comportare un emerito rischia di far discutere, e parecchio.
Come ripercorso da IlMessaggero, Pell, che certo non è stato un oppositore dell'ex Papa, ha avanzato alcune tesi sul punto all'interno di uno suo libro. Per l'ex prefetto della Segreteria per l'Economia, l'emerito dovrebbe svestirsi dal bianco papale, non "insegnare" ed essere escluso dall'assemblea cardinalizia. In buona sostanza, un pontefice che preferisce dimettersi dovrebbe essere retrocesso a cardinale senza facoltà di voto e non esprimersi più. Benedetto XVI in questi sette anni e mezzo si è espresso eccome. Come quando l'emerito ha ribadito il suo fermo "no" all'abolizione del celibato sacerdotale. Un argomento delicato di cui si è discusso durante il Sinodo Panamazzonico. C'è spesso stata la sensazione che Ratzinger avesse qualcosa da dire sulla dottrina promossa da questo pontificato. E questa sensazione è circolata al netto della narrativa sulla "continuità" tra l'emerito ed il regnante.
Il tema è sensibile perché Benedetto XVI potrebbe non essere l'ultimo Papa emerito della storia. Con la sua rinuncia, Ratzinger ha aperto una strada nuova, che consente ai successori di Pietro di fare un passo indietro quando le cose da affrontare sono complesse e l'età non permette di regnare con la forza che occorre. Nessuno, ad oggi, può più escludere un'altra rinuncia. Tanto che viene ventilata l'ipotesi secondo cui anche Francesco possa prima o poi ragionare sulla rinuncia.
Qualche giorno fa, il cardinal Mario Grech – neocardinale creato dall'ex arcivescovo di Buenos Aires – ha comunicato al mondo le difficoltà di Ratzinger nel parlare. Monsignor Georg Gaenswein, però, che è il segretario particolare dell'emerito, sembra aver smentito la ricostruzione di Grech. Benedetto XVI non avrebbe dunque perso la voce. Tra i cattolici, qualcuno ha iniziato a supporre che quel messaggio – "Il Signore mi ha tolto la parola per farmi apprezzare il silenzio" – nasconda qualche significato. Ricerche allegoriche che accompagnano spesso le proposizioni che Ratzinger ha prounciato dal febbraio del 2013 ad oggi. E le interpretazioni sono un altro dei motivi per cui i progressisti sono convinti della necessità di disposizoni che regolino i diritti di un ex Papa.
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