ROMA – Era successo anche in Serie A. L’arbitro rumeno Sebastian Coltescu, il quarto uomo di Psg-Basaksehir che avrebbe rivolto un’espressione razzista nei confronti di un giocatore di colore della squadra di Istanbul, non è stato il primo a infrangere il tabù.
In Italia accadde quasi 20 anni fa. Era il dicembre del 2001 quando durante una partita tra Atalanta e Parma, un guardalinee, Claudio Puglisi, finì per scontrarsi con un giocatore gialloblù che stava effettuando il riscaldamento: il giocatore era Stephen Appiah e dopo il contatto, il guardalinee, rovinato a terra, avrebbe espresso dei termini che alcuni testimoni definirono razzista. Li sentì tutta la panchina del Parma, che subito scattò nei confronti dell’assistente dell’arbitro Cesari, a cui era affidata la direzione della partita.
La differenza è che, a fine partita, Puglisi si recò nello spogliatoio del Parma per scusarsi, portando con sé una maglia della sua divisa arbitrale come segno di amicizia. Un dono per Appiah, che però ancora infuriato rifiutò le scuse, e gettò la maglia nel cestino della spazzatura. Dall’episodio partì anche un’indagine federale dell’allora Ufficio indagini, in cui furono ascoltati anche alcuni dei presenti (il team manager del Parma Minotti, alcuni giocatori) che davanti agli uomini dell'allora procuratore Italo Pappa confermarono di aver ascoltato una frase di stampo razzista. Accusa negata invece dal guardalinee durante l'audizione in Procura federale.
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