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Maestri di sci fermi a Natale “Perdiamo il 40% degli incassi”

AGI – “Siamo professionisti, chiediamo di poter lavorare, perché non ci viene data la possibilità di insegnare a una o due persone? Restare fermi nel periodo natalizio significa che i maestri perdono un incasso di almeno il 40% dell'introito stagionale”. Lo dice in un'intervista con l'AGI, Maurizio Bonelli, presidente nazionale dell'Associazione Maestri Sci Italiani in merito al blocco del turismo invernale in Italia e all'impossibilità di utilizzo fino al 7 gennaio prossimo gli impianti di risalita da parte dei sciatori amatoriali e non di ‘interesse agonistico nazionale'.

Un'attività che dura 100 giorni l'anno

I maestri di sci in Italia sono 15.000 da Nord fino alla Sicilia con una maggior concentrazione in Trentino Alto Adige (oltre 5.000). Le regioni dove c'è attività sciistica sono Liguria, Sardegna, Puglia, Molise e Basilicata. “L'attività del maestro di sci si spalma su 100, massimo 120 giorni e il maggior guadagno arriva tra metà dicembre e l'Epifania – spiega Bonelli –. Non voglio dare cifre su quanto guadagna un maestro perché le variabili sono davvero tante a partire dalla libera interpretazione della singola scuola”.

Le tariffe, ovviamente, sono pubbliche ma le scuole di sci possono suddividere la stagione anche in fasce a seconda dei periodi. Tra le variabili, l'afflusso turistico, l'offerta delle piste e se per uno-due o più clienti. Prendendo in esame una delle scuole di sci più rinomate d'Italia, quella di Ortisei in Val Gardena (Alto Adige), nel periodo dal 27 dicembre al 9 gennaio per un gruppetto di 4 persone il costo orario era previsto di 97 euro dalle ore 10 alle 13 per poi calare a 90 al mattino e nel pomeriggio. Una giornata intera con il maestro sempre 2 clienti il costo è di 406 euro (535 per 5 o più persone). Nel periodo di basse stagione, prima di Natale e dopo il 10 gennaio e a fine stagione, la tariffa è unica, 51 euro per una persona, 61 per due e 81 per quattro.

Si potrebbe lavorare con le prenotazioni on line

“La nostra professione non è ufficialmente bloccata ma con gli impianti chiusi di fatto lo è – afferma il presidente dell'Amsi –. Perché non ci viene data la possibilità di insegnare ai singoli con le dovute misure?”. Secondo Bonelli una soluzione ci sarebbe. “Prenotazioni online o al telefono, non in ufficio, e offrire solo lezioni a singoli clienti e non proporre corsi collettivi. Noi abbiamo protocolli severi e poi, diciamolo, i nostri maestri non hanno contatto con il cliente se non per aiutarlo, all'aria aperta, in caso di caduta. I maestri hanno guanti, mascherina, occhialoni e casco”.

Il maestro non è solo dedicato allo sci alpino ma può seguire anche sci nordico, snowboard, telemark, freestyle e freeride. Su questo, però, Bonelli è chiaro: “l'unica attività consentita è il fondo (sci nordico) ma sinceramente negli ultimi anni la richiesta è calata, chissà, forse quest'interno ci sarà un incremento”.

Il capitolo ristori

“Assieme al collegio dei maestri cercheremo di raccogliere i dati del periodo novembre-gennaio della scorsa stagione e quantificheremo le perdite per poter ottenere i ristori per la mancata apertura del 2020 – dice il presidente nazionale -. Qualche maestro ha ricevuto i ristori ad aprile ma è un mese dove solo alcuni comprensori sono aperti. Diciamo che un maestro di sci spesso è anche il figlio del gestore di un rifugio, è cameriere nei mesi estivi o giuda alpina, tutti settori fortemente penalizzati dalle misure messe in atto per contrastare la pandemia di coronavirus. Molto spesso con le sue attività un maestro fa vivere quasi tutto l'anno la sua famiglia”.

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