Uno scatto rubato mentre lei, in bikini, osserva il mare dandogli le spalle. E subito l'invio della foto su Whatsapp a un amico con pesanti apprezzamenti sul suo fisico. L'episodio, accaduto nell'estate del 2019 a una studentessa dell'Università di Firenze, è stato denunciato ieri sui social dal Fronte della gioventù comunista e rilanciato da Azione Universitaria. Secondo le due associazioni studentesche si tratterebbe di un caso di "revenge porn", la condivisione pubblica di immagini o video intimi attraverso Internet senza il consenso dell'interessato.
Il Fronte, messo a conoscenza della vicenda da parte della ragazza, ha attaccato non solo l'autore della foto, un rappresentante della lista studentesca Udu, ma anche la lista stessa, colpevole di "aver cercato di insabbiare tutto, intimando alla giovane di non denunciare pubblicamente il fatto".
Ieri, dopo la diffusione del post e lo scoppio delle polemiche, il responsabile dello scatto ha deciso di dimettersi: "L'associazione non c'entra e anzi, è stata la prima a sostenere la ragazza e a rendersi disponibile a fornire persino gli avvocati se avesse voluto procedere per vie legali – ha spiegato -. Mi dispiace per quello che ho fatto, è la più grande cavolata della mia vita. Ho chiesto scusa tante volte alla ragazza, tant'è che sembrava essersi chiarito tutto subito dopo la vicenda". A ricostruire i diversi passaggi è proprio il giovane: "Io abito al sud e lei, mia compagna di corso, era venuta a trovarmi. Eravamo al mare, le ho scattato una foto di nascosto e l'ho inviata a un mio amico e compagno di associazione. La sera se n'è accorta, si è arrabbiata e l'ho cancellata immediatamente chiedendo all'altro ragazzo di fare lo stesso. Dopodiché lei ne ha parlato con l'Udu e non so perché abbia ritirato fuori la questione solo ora. Ho commesso un errore, ho urtato la sua sensibilità e ho capito che anche quella che può sembrare una bravata tra ragazzi può colpire profondamente".
Se secondo il Fronte la giovane "si è sentita violata", Udu le esprime solidarietà pur respingendo le accuse: "Non abbiamo mai fatto pressioni perché non denunciasse. Questo episodio riguarda il comportamento di singoli al di fuori degli spazi e delle attività dell'associazione senza che ne fossimo a conoscenza. La nostra preoccupazione è stata assicurarci che la ragazza si sentisse tutelata e libera di scegliere in che modo agire. Ci siamo sempre battuti per denunciare ogni forma di abuso e violenza di genere. Siamo convinti che fenomeni simili debbano essere condannati, senza strumentalizzazioni politiche".Original Article
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